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PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Debiti)

Un acronimo, assai più conosciuto come sigla, è un accorgimento diabolico formato dalle iniziali di più parole, comprese le quali sembra tutto chiarissimo. Invece, quasi sempre basta ragionare un po’, cambiare i termini o leggere fra le righe, per capire dove stanno le fregature. A volte gli acronimi si presentano con evidenze disarmanti, magari non limitandosi alle maiuscole iniziali. Per esempio, è abbastanza famoso il Minculpop, Ministero della Cultura Popolare. Quasi tutte le dittature lo istituiscono  cambiando sigla al MPI, Ministero Pubblica Istruzione. L’intenzione subdola è  quella di educare i pargoli fin dalle elementari in funzione delle idee del tiranno di turno, il quale di solito mira a metterlo in quel posto al popolo. Fortunatamente la gente ci casca solo per un certo tempo, poi le ribellioni, dette anche rivoluzioni, spesso maldestre, capovolgono la situazione e vien fuori il PopMinCul, ossia la plebaglia si sfoga con le imprecazioni. In Italia va di moda il “vaffa”, considerato educatissimo, tanto che lo usano pure le signore.. Se vogliamo fare altri esempi più seri, pensiamo all’acronimo INPS, Istituto Nazionale Previdenza Sociale. Sembra un ente grondante generosità, invece è stato Istituito Naturalmente Per Spennarci. Lo fanno da anni, in anestesia locale di fandonie, penna dopo penna, piuma per piuma, strappandoci dalle buste paga i contributi con i quali, ai fortunati che non soccombono strada facendo, verrà data una “nuda” pensione, nel senso che essa sarà ancora spogliata mediante l’imposta sul reddito delle persone fisiche, IRPEF. I contribuenti, ossia coloro che hanno versato i contributi previdenziali, si stanno accorgendo da tempo che INPS è dotato di un gran cuore, oltre a prevedere assiste, ossia dà più soldi ai bisognosi che ai parsimoniosi. In parole povere versa somme anche a chi non ha mai contribuito a crearsi il gruzzoletto restituito poi a rate avare dal momento del pensionamento fino all’incontro con sorella morte, a meno che ci sia un vedovo che prenda la reversibile, cioè una pensione indiretta e rimodulata, ovviamente in basso. Potremmo andare avanti pagine e pagine. Che dire dell’ISTAT? Nasce come Istituto Nazionale di Statistica, ma sappiamo che vuol dire “Italiani Sarete Tutti Abilmente Turlupinati “. Basta pensare che per sua natura la statistica dà i numeri. Tutti conoscono la trita storiella dei due polli che dovrebbero satollare due commensali, poi si scopre che uno è morto d’indigestione e l’altro di fame. Infatti l’ISTAT ama particolarmente il lato lugubre della vita, che appunto è la morte. Da un paio d’anni spara ogni giorno le atroci cifre dei morti di covid. Dovremmo credere che siano esatte, tante, troppe, ma ci consola immaginare che nessuno muoia più per altre deprecabili cause. Mancano i dati certi, ma pare che i malati terminali di cancro siano i primi a lamentarsi per la chiusura delle palestre di ginnastica a corpo libero. I pazzi che sorpassano con le doppie strisce non causano più schianti mortali e agitano felici le braccia facendo il gesto dell’ombrello ai sorpassati. Si rincuorano i cardiopatici, respirano a pieni polmoni gli asmatici e gli asfittici. La parola infarto si usa oggi solo per indicare l’innamoramento senile del pensionato novantenne, strafatto di viagra, per la badante rumena trentenne e procace. Fin qui abbiamo scherzato prima di arrivare al punto. L’acronimo più gettonato ora è il PNRR. Pronunciarlo senza vocali sembra un abbozzo di pernacchia, meglio dire Pienneerreerre e ci vengono i brividi, Oibò, Google dice che si tratta del “ Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (in inglese Recovery and Resilience Plan, abbreviato in Recovery Plan o RRP) è il piano preparato dall’Italia per rilanciarne l’economia dopo la pandemia di COVID-19, al fine di permettere lo sviluppo verde e digitale del Paese”. Il trucco sta nella “resilienza”. Nessuno sapeva cosa fosse, mentre “recovery” faceva pensare a un ricovero coattivo in manicomio di tutti gli italiani, ovviamente quelli sopravvissuti al covid. Per la resilienza in fondo si poteva usare la parola resistenza, ma quella è troppo legata alla gloriosa fine della guerra, mentre qui un’altra guerra sta per incominciare. La parola resilienza è legata alla capacità dei materiali a resistere alle peggiori sollecitazioni. La dobbiamo adottare ed assimilare bene, specie dopo l’esperienza tutta italica del ponte Morandi dove si sono usati grissini come tiranti e pasta frolla per le corsie di marcia. La plebe teledipendente ha capito che l’Europa avrebbe deciso di farci un bonifico di oltre duecento miliardi di euro. Se li esprimessimo in vecchie  lirette riprenderebbero le morti di crepacuore per la sorpresa. La mamma U.E., Ursula & Compagni, adotterà tuttavia una certa resilienza nello sganciare i “dindi”. Dovremo presentare “piani”, come sempre piano piano, per dimostrare che i soldi non possano finire nelle tasche dei soliti noti. PNRR, Picciotti Non Riorganizzate Raggiri. I politici, deliziati nell’annunciare l’arrivo di tanta manna che spacciano per merito loro, ignorano volutamente un dettaglio: gli “euri” non sono regalati, ma si tratta di un prestito. Quindi, PNRR significa che Presto Naturalmente Restiuiremo Regalo, forse con interessi agevolati, il tutto a carico dei contribuenti che sono fortunatamente PNRR, Per Natura Rigorosi Risparmiatori. Quindi, cari italiani, ammesso e non concesso che si presentino piani credibili e la UE apra lentamente i cordoni della borsa, preparatevi ad aprire la vostra per la doverosa restituzione del malloppo. Mai come in questo caso vale la massima “ai posteri l’ardua sentenza”. Infatti, i più impegnati a restituire saranno i nostri nipoti, per fortuna già preparati alla dolce violenza dai solerti docenti del Minculpop.

                                                                       Umberto Mantaut

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