La Serenissima non ha bisogno di nuovi motivi per inorgoglirsi. Per secoli è stata la regina dei mari, con una storia gloriosa. Oggi, sebbene imbalsamata nella sua funzione di città d’arte, visitata da milioni di turisti innamorati della sua straordinaria bellezza, nonostante abbia “l’acqua alla gola” e presenti pericolosi sintomi di decadenza e vecchiaia, tanto che il mondo è preoccupato per le sue sorti, continua ad essere superba e molto invidiata. Infatti, decine di città nei vari continenti si contendono l’ambitissimo titolo di Venezia “di qualche cosa”. Recife si fregia del titolo di Venezia del Brasile unicamente perché costruita su isole, separate da larghi canali e lagune, protette al largo da scogliere (arrecifes) che la difendono dalle maree oceaniche e consentono un tranquillo movimento delle navi nel porto, ancor oggi molto importante per il commercio dello zucchero di canna. Chi cerca qualcosa di veneziano a Recife rimane deluso. Semmai, osservando attentamente, si notano certe case di stile olandese sopravvissute all’assalto dei grattacieli e retaggio del periodo coloniale, quando i mercanti di Amsterdam avevano empori sulla costa brasiliana. La capitale del Pernambuco, uno degli stati del Brasile nordorientale, ha oggi più di un milione e mezzo di abitanti, ma non presenta molte cose notevoli e tali da giustificare un lungo viaggio. Interessante l’antico carcere del periodo coloniale e dello schiavismo, oggi restaurato e trasformato in museo e centro commerciale. Nelle celle che hanno ospitato tanti infelici ora si espongono i prodotti del semplice artigianato locale, molto influenzato dagli apporti delle culture africane. A Recife si viene allo scopo di visitare la sua città gemella, la bella Olinda dal passato coloniale, dichiarata patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO nel 1982, perché conserva un centro storico in gran parte restaurato. Olinda sorge su una collina amena, affacciata sull’oceano in una zona dotata di belle spiagge, con alle spalle un entroterra ricco di vegetazione tropicale e rigogliose coltivazioni. L’itinerario turistico per visitare Olinda parte dalla Praça do Carmo e si snoda lungo strade fiancheggiate da case coloniali dai delicati colori pastello. Le chiese, i conventi, le cappelle chiamate passos e i seminari di Olinda hanno tutti lo stile barocco coloniale iberico, abbellito dai famosi
azulejos portoghesi dal tipico colore bianco-azzurro, con all’interno arredi e opere d’arte d’epoca. Per lo shopping è stata restaurata una struttura del XVIII secolo che ospita il caratteristico Mercado da Ribeira, con botteghe d’arte e di artigianato. Dalla Praca do Carmo, ogni mezz’ora, partono comodi autobus navetta che permettono ai turisti di raggiungere i sobborghi costieri di Rio Doce, Janga, Praia de O e Praia do Pou Amarelo. Ovunque, spiagge magnifiche, mare pulito e strutture d’accoglienza e svago. Olinda vive di musica, anzi si può dire che l’intera città sia pervasa dal fremito della danza al ritmo del frevo, della samba e dell’afoxé, ma la pace di abitanti e turisti è assicurata poiché le manifestazioni sono sapientemente circoscritte al solo periodo carnevalesco. Ad Olinda, oltre che nei discreti alberghi di prima categoria, si può alloggiare in caratteristiche Pousadas, più economiche, ma arredate con gusto particolare, mentre numerose famiglie aprono le loro case ai turisti più interessati a prendere parte alla vita del popolo locale, onde meglio conoscere usi e costumi e gustare la cucina “casareccia”. Olinda è situata in uno degli Stati più poveri della confederazione brasiliana, ma la “promozione” dell’UNESCO, ha determinato un piccolo miracolo.
Umberto Mantaut