In chimica O2 e O3 rappresentano rispettivamente l’ossigeno e l’ozono. Il primo fa parte della composizione della nostra atmosfera, nella misura del 20%, ed è essenziale per la vita sul pianeta Terra, il secondo più raro richiede forti scariche elettriche per generarsi, come nei fulmini dei temporali, ed è un ottimo disinfettante. Senza ossigeno non c’è vita di superficie. Il mondo sarebbe un deserto inospitale. Soltanto nel profondo sottosuolo vivrebbero microbi detti anaerobi, che non hanno bisogno dell’ossigeno, anzi lo temono e sono in gran parte nocivi. Un agricoltore con la quinta elementare dei bei tempi andati, quindi assai più colto di certi attuali ministri, sa perfettamente che la zolla rivoltata dall’aratro incorpora aria nel suolo, castiga i microrganismi anaerobi e favorisce gli aerobi che contribuiscono alla fertilità. In sostanza, privarci dell’aria aperta e tapparci di casa dovrebbe essere considera una scelta sciagurata. In ambienti piccoli e nell’aria viziata l’O2 scarseggia e la salute è in pericolo, anche perché i virus e i batteri prosperano in locali chiusi e negli agglomerati urbani. Senza ossigeno si muore in pochi secondi. Lo sanno benissimo i suicidi che si stringono al collo un sacchetto di plastica e i bruti che strangolano le povere donne, trovando l’operazione alquanto faticosa se le poverette si dibattono oltre il minuto e mezzo. Con il blocco di ogni attività umana nella illusione di frenare la diffusione di una pandemia pericolosa, non si è combattuto il covid e si sono decretate altre forme di morte fisica ed economica. Vietare l’aria aperta nuoce soprattutto ad anziani e bambini. E’ noto che appena si sente poco bene un nonno viene sottoposto a controllo del suo tasso di ossigenazione del sangue. Basta applicare un piccolo apparecchio sanitario a un dito. Sotto il valore 90 bisogna seriamente preoccuparsi. Inoltre un anziano chiuso in casa senza far moto all’aperto si anchilosa con gravi conseguenze per la già difficile deambulazione e per problemi circolatori. Per i bimbi il blocco delle attività ha conseguenze catastrofiche. Per loro l’esposizione al sole, il moto e la socializzazione sono essenziali per la salute fisica e mentale. Possibilmente poco coperta e all’aperto la pelle riceve la radiazione solare, elabora la vitamina D antirachitica e favorisce l’autodifesa dalle malattie. La chiusura di scuole, palestre, piscine, oratori, sedi di spettacoli e parchi di divertimento priva i giovani degli indispensabili mezzi per sviluppare correttamente le funzioni fisiche e cognitive. Un anno intero senza accesso a queste risorse per apprendere, socializzare, sviluppare le facoltà del corpo e della mente, condanna un’intera generazione a un futuro di ignoranza e demenza. Coloro che hanno decretato i famigerati lockdown, che si sono dimostrati inutili nel contenimento dell’epidemia, massacrando l’economia del paese, hanno sulla coscienza le conseguenze delle loro scelte scellerate. Si è parlato della pandemia da covid come di una guerra. Ebbene, durante i bombardamenti non si obbligò il popolo a stare chiuso in casa. Semmai si cercarono rifugi e si favorirono gli sfollamenti. L’Italia è ricca di località salubri: centri montani, chilometri di coste, isole splendide, campagne piene di agriturismi. I gestori delle strutture di accoglienza si erano adeguati ai protocolli
precauzionali. Invece di dissipare fondi pubblici in demenziali monopattini, banchi a rotelle e mascherine “farlocche”, arricchendo amici furbetti, si poteva studiare un sistema di bonus alberghieri e sconti sui mezzi aerei, marittimi e ferroviari da destinare agli anziani. Erano i più esposti al pericolo di morire per complicazioni respiratorie. Bisognava mandarli a fruire di aria pura su monti, laghi, spiagge e isole. I proprietari di seconde case, favoriti da sconti sulle bollette, le potevano tenere aperte a disposizioni dei nonni, dei piccoli in età prescolare e amici di famiglia in pensione. Le scuole si potevano tenere aperte con controlli, cambi di orari, organizzazione dei trasporti degli alunni, igienizzazioni, ozonizzazioni di autobus, aule e palestre, intervallando le lezioni al chiuso con attività all’aperto, compatibilmente con le condizioni climatiche, che, anche d’inverno, non sono sempre proibitive, specie al sud. Per i protervi responsabili del disastro che ora appare in tutta la sua gravità qualcuno, francamente esagerato, auspica una specie di processo di Norimberga. Cerchiamo di essere buoni, non fessi buonisti. Niente fucilazioni con colpo di grazia alle teste vuote. Basterebbe un bel po’ di galera in celle senza finestre, niente ora d’aria, coprifuoco al tramonto, caffè in piedi con bicchierino di plastica e computer con la connessione per amoreggiare virtualmente con la compagna di turno. Pare che in carcere sia concesso anche di leggere qualche libro, studiare, apprendere le lingue straniere, prendere diplomi validi e poi, magari, uscendo, aspirare nuovamente ad essere eletti ministri della Repubblica, giurando fedeltà al cospetto del Presidente non più ingannato da curriculum fasulli.
Umberto Mantaut