Sorvolando l’Italia a bassa quota da Bolzano a Trapani, da Torino a Trieste, da Genova a Bari, si rimane impressionati dall’incredibile distesa di edifici che ricopre grandi aree del paese. Abbiamo una discreta densità di popolazione e siamo un paese manifatturiero importante, sicché le abitazioni sono molte come pure le strutture industriali e commerciali, senza contare le infrastrutture. Non si tratta solo delle nostre poche ma tentacolari metropoli. L’Italia ha centinaia di importanti città minori. Tutti gli insediamenti dilagano oltre quello che si definisce centro storico, spesso in maniera disordinata, comunque con tipologie edilizie moderne. Inoltre, come paese turistico, le coste, i colli, le montagne sono pieni di edifici di accoglienza e di seconde case dei cittadini della robusta classe media, mentre i ricchi di case ne hanno molte di più. Il tetto per noi ha quasi un significato romantico, sicché tutti appena possono fanno grandi sacrifici per assicurarsi la proprietà di una casa, sotto lo stesso tetto vivono le famiglie, la maggiore sventura per un italiano è rimanere senza tetto. Per i tecnici del settore edilizio i tetti si chiamano “coperture” e differiscono molto secondo latitudine e altitudine ed in funzione delle diverse tipologie e destinazione degli edifici. Tutti capiscono che i tetti di Trento non sono paragonabili a quelli di Messina. Dove le precipitazioni sono frequenti ed anche a carattere nevoso i tetti sono molto spioventi ed una sola falda in genere è ben esposta al sole. Nel centro-sud predominano i tetti piani più fruibili per la posa di pannelli solari. Sia ben inteso, nessuno si sogni di deturpare gli splendidi panorami delle nostre città d’arte, dei borghi antichi, dei luoghi più pregiati delle coste e delle montagne con distese di neri luccicanti mezzi per catturare l’energia solare, orribili a vedersi se predisposti a casaccio. Abbiamo immense periferie urbane con condomini residenziali, opifici, infrastrutture che possono perfettamente ospitare i preziosi pannelli senza danni estetici per rendere indipendenti dal punto di vista energetico le famiglie, le industrie e le strutture pubbliche. Insomma, su gran parte dei nostri tetti abbiamo oro zecchino, ce lo elargisce generosamente la nostra stella, su ogni tegola una pepita, su ogni terrazza un fiume di energia. Siamo o non siamo il paese del sole? Nella nostra piccola realtà tirrenica, dovremmo sapere che, per la statistica, il tratto di costa fra Fiumicino e Tarquinia gode di ben 300 giorni annuali di sole, mentre negli altri 65 giorni raramente la copertura di nubi dura per tutta la giornata. Insomma, siamo dei privilegiati e, forse, non ce ne rendiamo conto. Infatti, ben pochi condomini, ville, villini, case, capannoni industriali e commerciali si sono dotati dei preziosi convertitori dell’energia solare in energia elettrica. Paghiamo bollette salate, mentre potremmo avere acqua calda e riscaldamento gratis. I costi degli impianti solari si ammortizzano rapidamente, ma specie nei condomini è assai difficile far capire nelle assemblee che la convenienza esiste e non è da poco. Al livello delle pubbliche amministrazioni locali bisognerebbe aggiungere qualche considerazione che non è fuori tema. Oltre al sole, disponiamo di un’altra preziosa fonte di energia rappresentata dai nostri stessi rifiuti. Roma, con una ottusità sconcertante almeno da una parte politica, non vuole dotarsi come le altre grandi città di un termovalorizzatore. Si pensi che Brescia da anni si è dotata di quel mezzo per far risparmiare ai suoi cittadini milioni di kilowatt, senza inquinamenti. I buoni impianti abbattono i fumi e sono ecologicamente compatibili. Se Cerveteri e Ladispoli che insieme superano i 70.000 abitanti, quasi una media città capoluogo di provincia, offrissero a Roma un sito per fare un simile impianto, non solo fornirebbero ai cittadini energia elettrica a basso costo, ma vendendo l’eccedenza avrebbero vantaggi notevoli in bilancio. Immaginiamo subito le alte grida di sdegno di verdi, stelle cadenti e gretini, sicché lasciamo perdere. Poco a nord, fra Cesano e Viterbo, passando per Bracciano, esiste un’altra fonte inesauribile di energia a basso costo. Si chiama energia geotermica. Nel sottosuolo, con spie significative nelle aree termali, esiste una falda di vecchie lave ancora incandescenti tanto lunga da raggiungere la Toscana, che da tempo sfrutta la energia geotermica dei soffioni boraciferi. In Italia gli studi di questa materia sono molto avanzati e pare proprio che iniettando acqua fredda nel sottosuolo ardente e sfruttando i getti di vapore acqueo surriscaldato di ritorno avremmo una fonte energetica importante a impatto zero sull’ambiente. Qui ci inoltriamo nel campo minato degli interessi sporchi dei padroni del vapore, non quello acqueo. Troveremmo i veti di chi intrallazza con le multinazionali del petrolio, i fornitori di gas e gli estrattori di carbone, senza contare l’opposizione idiota di chi non ne vuol sapere di energia nucleare pulita da centrali sicure di ultima generazione.
Umberto Mantaut