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gregge

L’impunità di gregge

Si narra che nelle librerie stia andando a ruba un volumetto scritto a quattro mani da un coraggioso giornalista e un magistrato ingenuo. Il coraggio del giornalista desta ammirazione. Un uomo colto sa che le dittature sconfitte cambiano nome, vessilli e metodi, ma si ripresentano camuffate in seno alle presunte democrazie. I fasciocomunisti punivano sbrigativamente i dissidenti eliminandoli fisicamente, oppure, ritenendoli rieducabili in qualche modo, li esiliavano in luoghi isolati. In Italia si finiva al confino in isolette dal dolce clima come Ventotene, in Russia si mandavano i riottosi al fresco nell’arcipelago Gulag. La attuale dittatura del “politicamente corretto” che dall’America all’Europa sta soggiogando molti stati, Italia compresa, non osa risolvere il problema della eliminazione dei liberi pensatori con i plotoni di esecuzione. Nella moderna formula dittatoriale c’è una componente “catto”, senza inquisizioni e crociate, che sogna ma non applica la pena di morte. Ora si propongono leggi , con articoli che prevedono il carcere per chi osa mettere in dubbio il “verbo” o critica la istituzioni. Dunque quel giornalista rischia molto. Sorprende invece la ingenuità del magistrato. Lui stesso confessa di essere stato un pezzo grosso in grado di decidere nomine, sedi e carriere dei colleghi, manipolare processi, indurre i giudici che dovrebbero essere imparziali a condannare innocenti con il difetto di essere politicamente scomodi. Insomma, descrive un mondo di belve, ma non capisce che qualcuno più feroce e astuto di lui è stato capace di piazzare una cimice nel suo telefono per spiare le sue conversazioni compromettenti. Appare ingenuo come una quindicenne prerivoluzione francese, poiché oggi a dodici anni una fanciulla è già ampiamente “scafata”. La cosa triste è che uno dei poteri importanti dello Stato è ormai considerato una specie di fogna da parte di una opinione pubblica disgustata e sbrigativa. Invece, non è pensabile che tutti i magistrati siano degli intrallazzatori impenitenti. Molti sono certamente irreprensibili come il loro Sommo sacerdote, ma non si comprende perché la parte buona della magistratura non si organizzi per togliere dal grande cesto le troppe mele marce, rischiando di continuare a screditare la casta delle toghe oneste. Sorge il doloroso dubbio che esista una sorta di “impunità di gregge”, sebbene gregge sia parola impropria in quel mondo di lupi. Del resto, forse per le nostre antiche radici silvopastorali, le greggi protette sono molte nel nostro povero paese. Non solo nel sud dalla economia fragile, ma in tutte le realtà spadroneggiano mafia, camorra, ndrangheta e sacra corona unita. La gente che ancora si fida delle forze dell’ordine e dell’esercito, che tentano di tutelare i cittadini, ha compreso che qualcosa o qualcuno lega le mani a chi vorrebbe mettere ordine nei settori dove il disastro è evidentissimo. Si tollerano madonne che s’inchinano sotto i balconi dei mammasantissima, si permette il noleggio di elicotteri per spargere petali di rose sulle bare dei padrini, lo spaccio di droghe e la prostituzione sono sotto gli occhi di tutti, ma troppi fra le autorità non sospettate di corruzione hanno gli occhiali oscurati oppure le mani legate. Le “impunità di gregge” sono all’ordine del giorno. Si tollerano i furbetti che non lavorano nelle strutture pubbliche, gli insegnanti che non insegnano ma indottrinato, i politici e gli amministratori corrotti, i sindacalisti che tutelano poco i lavoratori e danneggiano molto la economia, i clandestini che scorrazzano indisturbati, gli scafisti che importano schiavi, gli sfruttatori di donne e bimbi, coloro che maltrattano gli anziani. Possiamo solo consolarci che la pratica della impunità di gregge non è solo un vizio italiano, esiste anche in forme peggiori in altri paesi “democratici”. Tanto per fare un esempio, citiamo la nostra cugina Francia dove, complice la stessa Presidenza della “Republique” si è concessa la impunità di gregge a una banda di feroci assassini nostrani, offrendo loro per anni asilo, lavoro e cattedre. Del resto quel paese amico, per danneggiare i nostri interessi in Libia ha scatenato una guerra, col benestare di un premio Nobel per la pace americano, sporcandosi pure le mani col sangue di un capo di stato locale, forse criticabile, ma non da assassinare in modo brutale. Insomma, anche nelle altissime sfere internazionali esiste la impunità di gregge per i peggiori soggetti. Nelle dittature conclamate godono di impunità le classi dirigenti. Se il paese è una potenza economica si notano frotte di falsi democratici a testa bassa non sul cammino di Santiago ma sulla via della seta. Se i dittatori “hablan” spagnolo in isole caraibiche o staterelli andini persino i papi accorrono a baciare le pantofole. Se i “duri” comandano in paesi con regimi teocratici dove si lapidano le adultere e si decapitano gli infedeli, se sono anche fornitori di petrolio, non solo godono di impunità di gregge, ma sono ossequiati da tutti. Da noi si verifica il paradosso che il gregge opprima la mandria. Infatti, il popolo è una vacca da mungere fino all’ultima goccia non di latte ma di tasse, i robusti servono come bestie da soma, il vitellame è in potenza materiale da macello, magari non mandandolo proprio in guerre, ma in missioni di pace in luoghi pericolosi, dove altre greggi impunite la fanno da padrone. La vaccinazione per ottenere la “immunità” contro la “impunità” di gregge consisterebbe nell’educare il popolo alla vera democrazia e costringere  i politici al rispetto delle costituzioni che parlano di popolo sovrano e della sacralità del lavoro. Purtroppo il mondo è ammorbato dalle ideologie ed è in mano ai disonesti e agli incompetenti. Speranza addio!?

Umberto Mantaut

 

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