È da tempo che c’è un forte revisionismo sul 25 aprile, ricorrenza che la destra cerca di derubricare facendo intendere che il fascismo più che un regime totalitario sia stato una fase come un’altra della storia nazionale.
Sono cronaca recente le vergognose esternazioni di Ignazio Benito Maria La Russa, seconda carica dello stato, che rincara la dose e calca la mano su una rilettura bieca della storia: la causa che portò all’eccidio delle Fosse Ardeatine del marzo ’44, secondo il presidente del Senato, fu una delle pagine più ingloriose della lotta di Liberazione, perché i partigiani uccisero, in un’imboscata in via Rasella, “non biechi nazisti delle SS ma una banda musicale di semi pensionati altoatesini”.
Ancora un 25 Aprile e partono gli usi e abusi politici di quella data a fini di becera demagogia.
Eppure si tratta di una ricorrenza che dovrebbe, a quasi ottant’anni, essere ormai parte integrante del patrimonio civile, riconosciuta, e festeggiata.
Anche Ladispoli non è da meno in questo assurdo revisionismo, infatti il comunicato del programma della celebrazione usa una “nuova nomenclatura”; “Vogliamo ribadire – ha commentato il sindaco Grando – che Ladispoli ripudia ogni forma di guerra e di violenza e renderemo omaggio a tutte le donne e a tutti gli uomini che hanno combattuto, in molti casi sacrificando la propria vita, per un futuro fatto di democrazia e di libertà”.
È dal primo anno del suo mandato, che nel breve e distratto discorso, che sembra il compitino da fare svogliatamente, il nostro primo cittadino tende a snaturare il significato di quella che è la festa più importante della nostra nazione, il 25 aprile è la ricorrenza della Liberazione dal nazifascismo, va detto, non si debbono fare voli pindarici per non proferire le giuste parole.
La destra, a livello nazionale, ma anche locale, ci prova reiteratamente, ad annullare il valore di questa data; ripetendo come un mantra che trattarsi di una celebrazione divisiva.
Constatiamo però che le uniche divisioni portate avanti da questa destra, sono ben altre e tutte tese ad affossare le fasce più deboli e più povere di questo paese, senza prospettive per il lavoro, per i giovani, per il futuro.
La democrazia, che ha zittito i rigurgiti per quasi 80 anni, è in serio pericolo, nel silenzio generale.
Circolo Sinistra Italiana
Roma Litorale Nord
“Mahsa Amini”