L’unanimità del voto dei Consiglieri di maggioranza e opposizione, che ha approvato una mozione contenente la proposta di dedicare un’area della nostra città ad Andrea Filippa – uno dei Carabinieri caduti a Nassirya nel 2003 – presentata dal consigliere di maggioranza De Simone (gruppo Lega Salvini Premier), ci trova contrari.
Premesso che il Collettivo Adelante si unisce al dolore e allo sdegno per ogni singola vita umana sacrificata nei luoghi di guerra, ci chiediamo quanto opportuno e umano sia promuovere o partecipare a quelle che ormai da anni vengono propinate come “missioni di pace per esportare Democrazia”; di fatto, la storia ci ha sempre restituito una narrazione composta da conflitti bellici internazionali con lo sfruttamento dell’economia e di tutte le ricchezze del territorio e il conseguente abbandono di intere popolazioni al caos o alle dittature.
Siamo giunti al tempo in cui diventa sempre più necessario un cambio di paradigma che finalmente apra le menti e i cuori della nostra classe dirigente, negli enti locali come ai livelli più alti, osservando ciò che ci circonda da un punto di vista diverso.
Il nostro Paese vede ogni giorno un aumento spropositato, in un’indifferenza spaventosa, di morti sul lavoro o causate dal dilagare delle estreme povertà che stanno flagellando la nostra società nel nome dei mercati e del profitto, vittime sacrificali di un sistema barbaro che calpesta senza remora alcuna chiunque ha la sola colpa di essere inciampato, caduto, di non esser riuscito a stare al passo di questa mostruosa macchina difettosa.
La proposta del Collettivo Adelante è dunque quella di tornare a dare centralità a una “memoria” che non rimuova il suo passato perdendolo nell’oblio, tenendo soltanto frammenti di ricordi per convenienza e non per necessità. Il rischio è di cambiare tutto per non mutare nulla. Chiediamo dunque di iniziare a restituire centralità a chi è caduto da un’impalcatura o è morto di freddo su una panchina la notte di Natale – in solitudine e nella nostra indifferenza comune – o a chi fugge proprio dai nostri conflitti bellici, da questo sistema economico perverso, affrontando il mediterraneo su imbarcazioni fatiscenti e in mano alle mafie locali solo per il sogno di una vita migliore lontana dalla guerra.
Chiediamo e ci chiediamo, ancora – considerato che si parla di guerre – perché ci indigniamo e sosteniamo giustamente un paese aggredito come l’Ucraina e procediamo al tempo stesso ignorando il recente bombardamento a opera del dittatore tiranno Erdogan – nostro alleato – sul popolo Curdo di Kobane, al quale tra l’altro dobbiamo la liberazione del mondo dal terrorismo Islamico e, proprio su questo punto, procediamo nell’evidenziare quanto alcuni ambienti “femministi” che stanno giustamente lottando per l’acquisizione di certi diritti, non si battano e non scendano in Piazza per manifestare a supporto delle donne Curde, schierate da sempre in prima linea combattendo con un coraggio straordinario per le libertà di tutti noi.
Ci auguriamo che di questo si dibatta presto sia in Parlamento sia nell’Aula Consigliare di Ladispoli perché come dice un famoso brano: “Pensare globale, agire locale”; non è uno slogan ma una sfida vitale. Ma soprattutto, l’invito che ci sentiamo di rivolgere a tutti è lo stesso che ci accumunava durate i mesi di restrizioni e di lockdown: “Restiamo umani”.