Dalla coalizione a sostegno di Silvia Marongiu riceviamo:
La legge 23 novembre 2012, n. 215, recò disposizioni volte a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Da allora tante donne hanno fatto un passo avanti e si sono candidate, superando ostacoli soprattutto culturali.
Sono passati quasi 10 anni e cosa è successo? Anche in questo caso si può vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto…però alcuni dati sono certi, tutt’oggi in Italia le “sindache” sono solo il 13.7 per cento del totale e poco più sono le donne consigliere comunali.
Eppure le donne che si affacciano alla politica hanno un grado di istruzione nettamente superiore a quella degli uomini e non meno competenze. Perché parliamo ancora di questo problema? Vediamo cosa è accaduto e sta accadendo nel nostro piccolo qui a Ladispoli, ma non crediamo altrove sia diverso.
Qui abbiamo 2 candidati sindaci, uno in carica Grando ed uno concorrente ma in carica nel vicino Comune di Cerveteri, Pascucci. Abbiamo due donne, Amelia Mollica Graziano e Silvia Marongiu.
Le liste elettorali presentano molte donne candidate alla carica di consigliere comunale e, apparentemente, ci troviamo davanti ad una situazione di parità di genere, rispettata.
Andiamo però nel dettaglio : le due candidate si confrontano con due sindaci in carica che hanno messo e stanno mettendo sul piatto della bilancia della competizione i loro staff e i loro strumenti di comunicazione oltre che le loro esperienze di amministratori.
Le due candidate hanno dovuto superare, prima ancora di essere prescelte, le ostilità di quanti, in gran parte maschi, non le ritenevano “all’altezza”, e l’asticella per le donne, guarda caso, è sempre più in alto.
Iniziata la campagna elettorale, le “ostilità” sono continuate… sotto altre forme ed hanno coinvolto anche le donne che si sono candidate alla carica di consigliere comunale.
Attenzione! Essere donna non può essere, di per sé, uno scudo protettivo da ogni critica, poiché esiste la libertà di esprimere giudizi su ogni concorrente soprattutto se di schieramento opposto e ciò indipendentemente dal sesso. Le donne possono essere criticate per le scelte che hanno messo in campo, non solo durante la campagna elettorale, ma anche nei ruoli che rivestono o hanno rivestito nell’istituzione comunale, nel mondo del lavoro, nell’associazionismo.
La critica è quindi un valore positivo!
Diverso è, evidentemente, l’attacco rivolto alla persona intesa come individuo In questo caso non si può parlare di “critica” ma di vere e proprie odiose discriminazioni.
La linea di demarcazione tra critica politica e attacco alla persona è quindi proprio il rispetto dell’individuo e siamo chiamate/i tutti a chiarire affinché si elimini ogni ambiguità anche se non voluta.
Purtroppo, vediamo soprattutto sui social, soprattutto in questi giorni di intensa campagna elettorale, il fiorire di un “dibattito politico” che di “politico” non ha nulla: emergono i soliti “vizietti” di critiche distruttive, più che costruttive, giudizi sparati senza motivazione: non è “sufficientemente preparata” (sorvolando di chiarire sul “cosa”), si passa poi ai tratti del carattere (non è sufficientemente empatica e sicura) per poi finire su bella/brutta, grassa/magra, e su questa scia …chissà perché non ha figli, oppure perché non si dedica a loro…. orribile come si pettina, perché si mette i pantaloni invece della gonna!
Tutte domande che ovviamente raramente vengono rivolte ai candidati maschi.
I social fanno emergere purtroppo il peggio di una parte dell’elettorato astioso, misogino, aggressivo, in gran parte maschile ma (ahinoi!) anche femminile, che ci auguriamo diventi minoritario.
Molta strada bisogna ancora percorrere per una effettiva parità di genere. E per questo obiettivo speriamo che si mobilitino le donne di tutte le liste.
Ma non cadiamo nell’errore di amplificare il consenso verso il peggio della nostra comunità e godiamoci invece la scesa in campo di tante donne, preparate, competenti, solidali, che possono segnare un cambiamento importante per la nostra citta’ che puo’ finalmente riconoscersi in loro e non in quella parte minoritaria e forse anche malata del nostro tessuto sociale.