Un bel giorno mi affidarono una graziosa inglesina piovuta a Cerveteri senza sapere una parola d’italiano. Pretesero che le impartissi lezioni private della nostra lingua. Non essendo un insegnante di lettere mi sentii in grave imbarazzo e inadatto. Pensando a come iniziano generalmente i corsi di lingue mi preparai per la prima lezione impostandola sull’articolo. Nel mio stentato inglese esordii con la fanciulla: mia cara, tu vieni da un paese fortunato, capace di semplificare molto. L’inglese in fondo è facile, ma per noi i problemi derivano dalla pronuncia. Avete un solo articolo “the” che va benissimo per la Regina, il Re, il gatto e lo scoiattolo. Per noi è dura. Ci insegnano a dire una specie di “de” con la “d” pizzicata con la lingua fra i denti, sicché spesso lo studio oltre che lacrime prevede anche sangue. Avete, ohibò, una piccola variante che ci rende felici. The di fronte a parola che inizia con una vocale diventa “di”, per esempio the ice cream che possiamo pronunciare circa “di ais criim”, pur sempre gradito come un buon gelato. Dunque mia cara preparati: noi abbiamo una serie lunghissima di articoli: il, lo, la, i, gli, le. Gli italiani con il femminile sono facilitati. Sono dei sentimentali incalliti ed hanno “la mamma”, una e spesso sola abbandonata all’ospizio, mentre i pochi, per ora, fortunati ne hanno due: “le mamme”, magari più gaie, perché tanto amate. Il guaio è tutto maschile. Partiamo dall’articolo “il”, abbiamo il Presidente, perché siamo una Repubblica, ma il grazioso scoiattolo diventa lo scoiattolo. Anche in English il nome del grazioso animaletto inizia con la “esse”, squirrel, ma il nostro ha una esse sospettata di essere “impura”. Il problema è serio poiché coinvolge i dettami di Oltretevere. I preti un tempo ci mettevano in imbarazzo al confessionale chiedendoci se avevamo fatto peccati trasgredendo il sesto comandamento “non commettere atti impuri”. Anche i più ingenui pensavano subito a certe porcherie che diventano sante dopo il matrimonio religioso, a patto che sugli indumenti intimi si stampi il detto: “non lo fo per piacer mio ma per dar figliuoli a Dio”. Un giorno i religiosi decisero di depurare il sesto comandamento che ora recita: “non fornicare”. Peggio ancora. L’oscuro verbo apre la buia porta di stanze nelle quali si praticano le peggiori perversioni. L’Accademia della Crusca stabilirà che non si dovrà più parlare della “esse impura” dello scoiattolo, bensì di “esse fornicatrice”. La inglesina tornò in Inghilterra con un italiano migliorato anche viaggiando nel nostro paese, le consigliai di usare l’accento senese. Ora in Italia accadono cose in bilico fra lo straordinario e lo sconcertante. Oltre alla esse si sono scatenate altre cose impure o fornicatrici dette anche masturbazioni mentali. Il popolo, privato per anni del suo diritto al voto, appena riaperte le urne, ha eletto con maggioranza schiacciante una donna, per la prima volta nella storia. “Il Presidente del Consiglio della Repubblica” porta le gonne, ha bella presenza, ottima cultura frutto di studi autodidattici ed è pure poliglotta. Purtroppo, il grande porcile della politica ha due aie, dette basse corti alla francese, una a destra e l’altra a sinistra, piene di oche e galletti. I bipedi, di norma stanno abbastanza quieti, se si lascia loro molto becchime, si legga denaro pubblico, con il quale si ingozzano e si riempiono grandi tasche nascoste sotto le ali, come fanno certe signore che passano da una carrozza all’altra nelle metropolitane e occultano la refurtiva fra le pieghe delle gonne multiple. Le oche, invece di essere contente per il Presidente donna, starnazzano perché vorrebbero si chiamasse “la Presidenta”, invece i galletti con creste e bargigli rossi di rabbia vorrebbero approfittare dello schiamazzo per regolare certe pendenze mascoline. La TV dice che Il bel paese è sconvolto da Bolzano ad Agrigento, sicché dobbiamo credere che sia tutto vero. Si grattano le teste, forse bisognose di un ricco shampoo, sia il mandriano valdostano sia la guardia forestale dell’Aspromonte. Costui è caricato a pallettoni e vuole presentare un’interrogazione parlamentare per ottenere di potersi chiamare il guardio. In ciò è spalleggiato dal baffuto pizzardone di Piazza Venezia che non ne può più di essere apostrofato dai turisti con la frase: “signora guardia, sia carina, mi dica dove si trova la Fontana di Trevi”. Queste colossali fesserie sembrano orchestrate apposta per distrarre il popolo, che secondo i saggi non sa più votare bene, dai problemi spaventosi che “Il Presidente del Consiglio” dovrà affrontare possibilmente alla svelta. Invece, quasi accantonato lo schiamazzo per la presidenta e il guardio, qualcuno incauto ha aperto il dossier secondario sul limite all’uso dei contanti. Ricordiamo subito che i tedeschi sono fortunati. Il loro Governo rispetta le libertà private e non ha messo limiti. Loro spendono i lauti stipendi e i loro pochi risparmi, perché non hanno la cultura del mattone sicuro e del materasso, decidendo liberamente se usare le carte di credito o le banconote, che circolando forse di più rendendo più vivaci e immediate le transazioni. A Berlino uno può entrare in una concessionaria e comprarsi in contanti una bella automobile, senza che nessuno chieda nulla. Qui se prelevi dai tuoi sudati e già tassati risparmi più del dovuto per una legge liberticida devi giustificarti come un ladro di biciclette e finisci nella lista nera dei presunti evasori fiscali. Ovvio che quelli veri sanno come fare e se ne fregano del tetto sui contanti. Comunque non sembra proprio il momento di permettere al metalmeccanico della Bovisa, con moglie casalinga e due figli a carico, di andare ogni settimana in banca a prelevare 10.000 euro in contanti per le sue solite spesette alimentari a base di aragoste thermidor e Dom Perignon. Il Governo si sbrighi a fare cose più positive e tangibili: apra subito i cantieri bloccati dai no insensati, ci aiuti a pagare le bollette, rimoduli le tasse non come hanno sempre fatto tutti aumentandole, dia una calmata ai magistrati che non hanno più saputo essere imparziali, regoli le entrate di stranieri che sono benvenuti sia quando sono turisti, sia se intendono venire a lavorare e diventare buoni cittadini, ridia un minimo di dignità al bordello scolastico, insomma faccia ciò che ha promesso. Gli articoli italiani resteranno ancora per un poco troppi e complicati, il “the” lo potremmo adottare per le troppe parole importate dalla lingua angloamericana. The green pass, the Recovery found, the Brexit. Potremmo fare come i russi che non hanno articoli e li comprendiamo benissimo se dicono “gatto mangia topo e non ama scoiattolo”. Per fortuna abbiamo i nostri ragazzi. Si esprimono con un linguaggio nuovo, tanti monosillabi, cuoricino rosso per dire ti amo magari solo per una serata in discoteca. Poco tempo fa il figlio di un’amica, già uscito a pieni voti dalla terza media senza latino, mi ha cercato per annunciami “mama detto cena” e devo dire che era stato chiarissimo, la signora mi aveva preparato davvero una cena favolosa.
Umberto Mantaut