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Petri

La scatola di Petri

Non possiamo tacciare d’ignoranza tutti coloro che non sanno cosa sia una scatola di Petri. Si tratta di un oggetto non comune che si trova solo in certi laboratori scientifici dove si fanno ricerche microbiologiche. Detta anche capsula o piastra, questa scatola è un basso cilindro sterile di vetro con coperchio nel quale gli studiosi versano un brodo di coltura, detto agar, che solidifica come una gelatina, Poi si inoculano sulla sostanza nutritiva i microbi oggetto di studio per esaminare i loro comportamenti nel formare colonie in certe condizioni di temperatura. Il nostro pianeta Terra è perfettamente paragonabile ad una scatola di Petri. Ormai siamo tutti convinti che, sebbene ci sembri grande, di certo non è immensa e non possiede risorse illimitate. Basta allontanarsi di poco per comprendere in che minuscolo contenitore siamo stipati come sardine in scatola. Nei panni di un astronauta ad una distanza dalla Terra maggiore di quella che ci separa dalla Luna e minore di quella che ci separa da Marte, dall’oblò della stazione spaziale vedremmo il nostro pianeta come una capsula di Petri dai riflessi bianco-azzurri, persino più piccola di un vecchio disco da quarantacinque giri. L’esperienza servirebbe a tanti presuntuosi per capire appunto che siamo microbi nell’immensità della nostra galassia e nelle spaventose dimensioni dell’universo. Nella nostra capsula di Petri la vita è stata inoculata miliardi di anni fa sotto forma di esseri unicellulari capaci di riprodursi nel “brodo” marino. Poi si è arrivati all’età dei dinosauri. Solo a vederne i resti fossili nei musei ci vengono i brividi immaginando scene atroci fra mostri dotati di fauci orripilanti. Eppure, pure loro si sono estinti, forse per colpa di un bolide capace di perforare il fragile coperchio della scatola di Petri, causando spaventosi cambiamenti climatici esiziali per quei mostri giganteschi. L’essere detto Homo, è stato inoculato da pochissimo tempo, ma già invade tutto questo piccolo pianeta del sistema solare. Ormai tutti credono che siamo una mutazione di una razza di scimmie, ovviamente offendendo le scimmie dal cuore tenero e incapaci di inventare per esempio una bomba atomica. I credenti sostengono che Dio ha inserito sull’agar del paradiso terrestre un primo microbo venuto dal fango. Questo esserino solo e sperduto non sarebbe mai stato capace di riprodursi come i batteri per scissione diretta onde obbedire all’ordine divino “andate e moltiplicatevi”. Pertanto Dio provvide, come certi artisti che scolpiscono l’osso, a trasformare una costola di Adamo nella bella Eva, piuttosto frivola e golosa, dato che se la fece col serpente e volle assaggiare la mela, pur disponendo dei frutti tropicali del paradiso terrestre. Comunque, i due seppero darsi da fare, ma la prole non fu subito perfetta. Nell’ABC della storia umana si narra che C uccise A, non si parla poi della sua fine forse affranto dai rimorsi. Poi si moltiplicò fin troppo B, iniziale di bastardi. Come chiamare altrimenti esseri viventi occupati prevalentemente a depredare l’ambiente e uccidere i propri simili in operazioni chiamate guerre, dai colpi di clava ai pulsanti dei bombardieri per sganciare ordigni nucleari su città popolose, sia pure di una nazione nemica? Pertanto, proprio come nelle scatole di Petri, i microbi finiscono per distruggere le proprie colonie divorandosi a vicenda. Anche nel caso di microbi di carattere mite, non certo noi uomini, il consumo delle risorse limitate a disposizione e l’inquinamento della poca aria disponibile, fra la base di agar e il coperchio della scatola, creano le condizione per la estinzione di massa della popolazione che ha esagerato nell’applicare il suggerimento divino di andare e moltiplicarsi. Prima o poi, speriamo poi, il momento fatale in cui il globo terrestre si libererà  di uomini, donne e fritti misti per far posto ad altre specie, secondo alcuni, sarebbe assai vicino. Basta passeggiare un’ora in una megalopoli asiatica per capire che fine faremo. Tuttavia, la tragedia è preceduta da una amena commedia. I sedicenti Grandi organizzano vertici costosi per i contribuenti al fine di inventare “piccoli” rimedi con tempi “lunghi”. I poveri giovani che hanno fretta di crescere godendosi tutte le comodità del progresso e del consumismo, colpevoli dell’inquinamento, rifiutano la “c” di Caino e abbracciano la “g” di gretino. Qui si piange per le culle vuote e le tombe piene, altrove sono legali quattro mogli e innumerevoli concubine. Certe fedi predicano di accettare tutti i figli che Dio manda in Terra, poi si vota in favore degli aborti a rotta di collo dell’utero, poi c’è chi affitta l’utero altrui per avere il pupo su misura, già a dodici anni le fanciulle prendono la pillola anticoncezionale e ci sono distributori automatici di profilattici. Insomma, in materia di controllo delle nascite vige una confusione incredibile. D’altra parte e per fortuna la vita umana che un tempo finiva verso i 40 anni, veleggia verso i 100 tondi tondi. Non illudiamoci di ridurre il numero dei condomini sul pianeta con una guerra mondiale nucleare o con la creazione in laboratorio di nuovi virus letali senza possibilità di vaccino. Ben prima soffocheremo tutti insieme nei nostri miasmi e sotto montagne di rifiuti. L’ultimo spenga la luce, anzi digiti sul cellulare un breve sms con la parola fine, anzi, per essere anglofilo “THE END”.

                                                                                              Umberto Mantaut

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