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La Medina di Fez

Per posizione geografica e distribuzione dei quartieri la bella Fez sembra una Granada trapiantata in terra d’Africa. Come la città Andalusa all’ombra della Sierra Nevada, Fès si trova ai piedi dell’Atlante, sicché è ricca d’acque e dolcemente ventilata anche durante la torrida estate marocchina. Non per nulla i grenadini musulmani, cacciati dai re cattolici dopo la presa di Granada nel 1492, trovarono in Fès una seconda patria, così come gli ebrei sefarditi in fuga dall’Andalusia si rifugiarono ad Istanbul.

La fondazione di Fez risale al secolo IX e la città fino al 1912 fu capitale del regno marocchino, prima dello spostamento del centro politico a Rabat. Dal 1981 Fez è riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità per l’importanza monumentale e culturale della sua straordinaria medina, un insieme affascinante di moschee, madrase, palazzi nobiliari, facoltà universitarie dell’ateneo più antico del mondo arabo e souk. L’età d’oro di Fès corrisponde ai secoli del nostro medioevo. Dal secolo XI al XIV, sotto il loro illuminato potere le dinastie almoaravide, almohada e merinide trasformarono Fès in una capitale imperiale di grande influenza culturale, religiosa ed economica. Accanto alla medina vecchia, Fes el Bali, si sviluppò la città nuova, Fès-Jadid, ancor più ricca di monumenti. Nonostante le divergenze religiose, gli ebrei trovarono sempre ospitalità a Fès, occupando per secoli un loro ghetto chiamato Mellah, che in arabo significa sale. A loro spettava il compito di salare le teste dei decapitati prima di esporle al pubblico, ma le loro varie attività lucrose furono sempre ben tollerate in una città a vocazione cosmopolita. L’influenza andalusa si nota invece a livello architettonico e decorativo. Per i musulmani fu altresì molto importante l’apporto culturale dei kairouanesi, venuti dalla Tunisia dalla città santa di Kairouan.

Il colpo d’occhio su Fez dalle alture circostanti, specie scendendo da Ifrane considerata la piccola Svizzera del Marocco, è affascinante, ma in una città araba bisogna addentrarsi nella medina, nei suoi vicoli dove le merci sono tuttora trasportate a dorso d’asino, nelle piazzette del souk dove si vende di tutto in un pittoresco disordine, nei luoghi di culto con i loro minareti. Poi nel tessuto urbano caratteristico spiccano insigni monumenti. A Fez bisogna visitare la Madrasa Bou Inania dove nei portali, nel pavimento del cortile e nelle scale i costruttori e gli artigiani hanno fatto uso dei più diversi materiali decorativi, dal legno di cedro al bronzo, dal marmo all’onice. Fra le moschee spicca quella chiamata “al-Qarawiyyīn” (francesizzata Karaouine), ossia “Moschea degli abitanti di Qayrawān”, fondata nell’anno 857  e sede della più famosa università araba dalla ricchissima biblioteca. Fez ha il suo sontuoso Palazzo Reale, che tra edifici e giardini occupa 80 ettari nel quartiere di Fes el-Jadid.

Come in tutte le grandi città, a Fez non sono tutte rose, soprattutto per quanto riguarda i profumi. Una buona guida consiglia anche la esperienza della visita delle Tanneries di Chouara, quasi al centro di Fez sulle rive dell’Ouadi Fés che in questa zona sembra l’Acheronte. Per antichissima tradizione qui lavorano i conciatori di pelli. Ci s’avvicina a questo luogo attraverso un dedalo di vicoli immondi. Si raggiunge il vasto cratere dove decine di vasche diversamente colorate, ma molto maleodoranti servono per la lavorazione del pellame. La materia prima pende da muri scrostati e luridi. Si tratta di festoni di pelli varie ancora sanguinolente, stese ad essiccare, puzzolenti e ricoperte di mosche. I dannati della conceria lavorano seminudi sguazzando in un liquame indefinibile, evidentemente sono ormai insensibili al puzzo, non hanno di certo chi solleva scandalo sulle loro condizioni di lavoro.

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