Chi vuole battere i denti scelga una serata di luglio per iniziare un circuito della penisola bretone. Se poi si hanno pochi soldi in tasca viene voglia di tornare subito a Roma. Eppure, Saint Malo, punto di partenza per la litoranea, sorge su un isolotto ed è chiusa entro mura possenti sul cui cammino di ronda si gode di magnifici panorami. Il centro storico è stato ricostruito fedelmente dopo la guerra riprendendo il suo aspetto di tipica ville-close francese dai neri tetti d’ardesia. Qui nacque Chateubriand nel 1768. La città con i sobborghi balneari di Sait Servan e Paramé è considerata un luogo di villeggiatura estivo. Gettarsi nelle acque livide ed agitate della Manica deve provocare la pelle d’oca, ma i francesi affollano le spiagge che la costa rocciosa e frastagliata concede con una certa avarizia. La visita della città non richiede molto tempo, poi infreddoliti si cercano un riparo e una bevanda alcolica. Ho il sette caldo! Ci troviamo di fronte al piccolo casinò di Saint Malo nell’ora serale dell’aperitivo. Entriamo e scioccamente puntiamo solo pochi soldi sul numero presentito. La pallina bianca gira velocemente, rallenta ai bordi della corona di numeri, oscilla e scende sul sept, noir, impair, manque. Usciamo subito con la vincita sufficiente per una ricca cena a base di ostriche e champagne in uno dei più lussuosi ristoranti del luogo: Duchesse Anne, 5 place Guy la Chambre. La Bretagna settentrionale, secondo i nostri canoni, non ha un clima facile: vento freddo, piogge frequenti, burrasche e nebbie. Tuttavia, la strada litoranea è tutta un susseguirsi di magnifici scorci selvaggi, fra un villaggio e l’altro e questi ultimi sono graziosissimi borghi di pescatori. La regione è un grande triangolo. Al vertice si trova Brest, la principale base militare marittima di Francia. Piove, lo stesso crachin, sputacchio, della Manica, come a Cherbourg, resa famosa dal film “Les parapluies de Cherbourg” La costa aspra e i modi rudi dei bretoni donano alla regione un carattere virile, ma volendola umanizzare si dovrebbe paragonarla ad una bellezza muliebre bifronte. La grande penisola triangolare si protende nell’oceano tempestoso, ma il sud è protetto dai venti gelidi e gode di un clima quasi mediterraneo. La differenza sorprendente si nota passando da Saint Malo, dipartimento di Ille et Vilaine, a Carnac nel Morbihan dai dolci paesaggi. La prima è simile ad una bruna scapigliata dagli occhi gelidi come le acque della Manica, la seconda sembra una bionda solare con gli occhi azzurri, colori delle messi mature e del tiepido Mediterraneo. A Carnac vissero i bretoni primordiali, adoratori del sole in tempi preistorici (6000-2000 a.C.). Con sforzi inimmaginabili e tecnologie sconosciute furono eretti giganteschi ed appuntiti monumenti megalitici, menhir, allineati nelle campagne in lunghe file orientate secondo misteriosi studi astronomici. Ai menhir s’aggiungono i dolmen, altari o sepolcri con basi di pietre piatte sulle quali poggiano lastroni pesantissimi. I siti conservano qualcosa d’arcano e magico, con nomi assai strani dal punto di vista linguistico: Ménec, Kermario, Kerlascan, Locmariaquer, Kerzerho, Crucuno. Da Carnac, una strada distrettuale penetra in una lunga penisola della Côte Sauvage, con all’apice il bel villaggio di Quiberon. Questo luogo è ideale come base per esplorare tutti i dintorni, scegliendo uno dei piccoli hotel sul porto turistico o sulla spiaggia di sabbia scura. Ogni mattina parte dal porto di Quiberon un vecchio vapore diretto alla Belle Île. Dopo un’ora di navigazione in un mare agitato si sbarca sull’isola più grande della Bretagna, la quale non solo è bella, ma gode di un clima mite favorevole ad una splendida vegetazione. Il porto della Belle Île si chiama Le Palais, perché dotato di una cittadella fortificata simile ad un grande castello dominante il grazioso villaggio di pescatori. Sull’isola, lunga 17 km e larga 5, si possono compiere belle passeggiate nella natura incontaminata con splendidi scorci sull’oceano. Il moto e l’aria salubre stuzzicano l’appetito, solleticato altresì dai profumi che emanano dalle cucine del villaggio. Il pranzo a base di frutti di mare e pesce fresco è particolarmente gradevole. Peccato che l’ostessa, d’origini provenzali e pertanto assai ciarliera, esageri con il sale, specie al momento di presentare il conto. Le mattinate sulla spiaggia di Quiberon permettono di conoscere meglio i comportamenti dei gabbiani. Sono uccelli bulli e aggressivi. Uno zoppo è bersaglio di angherie, gli altri gli impediscono di approfittare del cibo lasciato dalla bassa marea. Un vecchio pescatore che vende pesce azzurro su una bancarella dice che è un animale quasi domestico. Infatti accetta pesciolini freschi e si lascia accarezzare, disposto a dialogare a modo suo a base di versacci in una zona di gente scontrosa, come solo i francesi sanno essere anche quando sono in vacanza. Da questi luoghi si riparte comunque di “Malavoglia”. Lo ricorderemo come lo “Zuppiddu” di Quiberon”.
Umberto Mantaut