Giosuè Carducci ce la presenta come “ Ivrea la bella che le rosse torri specchia sognando a la cerulea Dora”. Le torri svettano sempre con la patina più scura che il tempo e le intemperie riserva ai grandi monumenti storici. Ricordano la funzione secolare della città come sentinella della Valle di Aosta che si apre poco a monte, a sua volta crocevia fra le Alpi francesi e svizzere e la pianura padana. Forse non pochi abitanti di Ivrea preferirebbero avere i vantaggi di appartenere alla regione autonoma, ma non parlano francese. Il dialetto è comunque ancora più francofono del piemontese. Ivrea fa parte della provincia torinese. Le torri vigilano sulla bella e alquanto severa città su un’altura proprio al centro, probabile cumulo di massi erratici che testimoniano come in era geologica lontana qui sboccava la grande lingua del ghiacciaio alpino. Infatti, per gli studiosi di orografia e geologia, è molto interessante osservare soprattutto la grande morena laterale sinistra, con l’aspetto di una collina dal crinale perfettamente rettilineo, inoltre poco a valle si nota il lago glaciale di Viverone e a destra l’altra morena laterale molto degradata, mentre nelle aree pianeggianti sono numerosi i massi erratici, vere curiosità, poiché chi non sa che un tempo qui il ghiaccio trascinava a valle enormi detriti si domanda da dove possono essere piovuti sull’erba e nella macchia certi colossali blocchi di roccia granitica. La Dora Baltea sfiora la città, creando scorci romantici e separando il bel nucleo storico dai quartieri moderni e le aree industriali. Sotto questo profilo Ivrea è stata per anni immaginata come la capitale italiana delle tecnologie avanzate, poiché ospitava la Olivetti che con il suo indotto rappresentava la fonte del benessere locale, prima che folli politiche industriali decretassero la decadenza del settore. Come esempio di città industriale del XX secolo l’Unesco nel 2018 ha riconosciuto questo insieme come patrimonio dell’umanità. Ivrea non ha perso comunque le sue caratteristiche di cittadina signorile. Il centro è attraversato da una bella strada commerciale, nel primo tratto via Palestro e poi via Arduino, lungo le quali si aprono belle piazze monumentali. Il Duomo e il Castello con le celebri torri si trovano nella parte alta e più antica della città. Gli abitanti, come in tutto il Piemonte sono cortesi, ma schivi e riservati. Sottolineano la loro distinzione anche nello strano nome che la tradizione attribuisce loro: “eporediesi”. Eporedia era il nome romano di Ivrea che ne riconosceva l’origine celtica. Roma considerava Ivrea come una colonia della Gallia cisalpina o della Transpadania. Infine, come curiosità occorre ricordare la stranissima tradizione della “battaglia delle arance”, frutto assolutamente estraneo in queste contrade, che si svolge nelle strade cittadine durante il carnevale ed è una attrazione turistica. Ivrea ha ottimi ristoranti tipici, la cucina è di ispirazione francese, i celebri vini locali sono invece assolutamente italiani, basti citare il carema e l’erbaluce di Caluso.