Da molti decenni s’invoca la sistemazione del lungomare cerveterano ed ogni candidato a sindaco ha fatto di questa giusta esigenza un vero e proprio cavallo di battaglia. Ora che se ne parla più concretamente e sembrano esserci le condizioni per operare, con progetti e prospettive, ecco scattare proteste e prese di posizione persino suggestive.
Il riferimento va ovviamente all’approvazione unanime della delibera di Giunta con la quale si avvia l’iter per la realizzazione di un Glamping in località Stallonara (Via Fontana Morella) e che fa parte delle iniziative atte a rendere Campo di Mare un’amena località litorale.
Le ragioni addotte dalle forze che si oppongono vanno ascritte alla vicinanza di questa struttura con l’oasi naturalistica di Torre Flavia.
Intanto diciamo che Glamping altro non è che il neologismo in voga per indicare un campeggio chic, di lusso, poi vorrei supportare la discussione con la citazione del seguente esempio.
Qualche anno fa a Bergen, in Norvegia, dialogando con un italiano risiedente nel luogo da più di trent’anni, alle sue narrazioni sullo stile di vita locale, gli chiedevo quale fosse l’orientamento politico dell’attuale amministrazione. La risposta è stata: “Le elezioni si sono svolte qualche anno fa e non ricordo bene l’orientamento politico dei vincitori, ma questo ha poca importanza, ciò che invece conta è che ho scelto e votato il programma che più mi convinceva, è passato quello ed ora sono certo e tranquillo che lo stanno portando avanti nella sua interezza.”
Sta proprio tutto qui il nodo che condiziona la politica nostrana, tra l’altro presentando diversi aspetti: in primis l’accettazione più o meno inconscia di chi vota che quanto scritto nei diversi programmi elettorali altro non è che il libro dei sogni; di conseguenza un programma elettorale viene stilato per attrarre voti e non per mantenere gli impegni con gli elettori che quanto proposto verrà convintamente perseguito e realizzato. A questo aggiungiamoci il fatto che chi governa non vuole scontentare nessuno ed i problemi si affrontano e giudicano ideologicamente, in virtù di un orientamento politico e non certo con l’obiettività necessaria per risolvere il problema. Non meno importante il fatto che tutto quanto detto determina che un’amministrazione non abbia, o non voglia avere, la forza di sostenere convintamente le proprie decisioni.
E fino a quando non riusciremo ad interrompere questi giri perversi ed autoreferenziali avremo sempre una contrapposizione che porta inevitabilmente a non fare, a cronicizzare e non risolvere i problemi.
Emilia Romagna docet.
Giorgio Raviola