Chi sorvola l’Asia di giorno per ore ed ore nota con sgomento che quasi tutto l’immenso continente è oppresso da una spessa nube giallastra di smog. Il pianeta Cina fornisce energia per la sua dirompente industria con vecchie centrali molto inquinanti, a ruota la segue il subcontinente indiano. I due grandi paesi insieme ospitano quasi tre miliardi di esseri umani che cucinano, respirano, bruciano i morti sulle pire, producono escrementi e rifiuti. A milioni sono poveri, ma esistono élites e caste privilegiate che hanno innumerevoli auto di lusso spesso bloccate in giganteschi ingorghi di mezzi pesanti puzzolenti e vecchi autobus. Le grandi flotte aeree per gli spostamenti interni sono indispensabili per le grandi distanze, le reti ferroviarie obsolete in India e in gran parte moderne in Cina sono impressionanti. La nube tossica non incombe solo sull’Asia, si sfrangia negli strati alti dell’atmosfera e avvolge ormai tutto il pianeta, ma quelle potenze non si criticano e tantomeno si obbligano a cambiare sistemi, fa comodo ed è politicamente corretto non “disturbarle”. In Europa, invece si parla a ruota libera e l’inquinamento è tema salottiero di “alta” moda. Tutti i paesi membri, in testa l’Italia, hanno l’abitudine di esiliare negli uffici scintillanti delle sedi comunitarie gli elementi più fessi e inutili in patria, quando non sono pure dannosi. Strapagati le inventano tutte sotto forma di “direttive” della Commissione di Bruxelles, mentre a Strasburgo si finge di legiferare. Comunque, qualcosa di buono alla fine esce fuori. Tutti hanno notato i successi ottenuti col cetriolo. Era questo ortaggio afflitto da brutte curvature e buccia non sempre perfetta. Ora svetta dritto, turgido e lucido come certi simboli fallici che si vedono nei musei di antropologia. Ha perso un po’ sul sapore, un misto di rapa e zucca. Appunto, le zucche di Bruxelles, non potendo dare addosso ai cinesi e agli indiani inquinatori, hanno decretato che lo smog è tutta colpa delle pezzate nere. Si tratta di quelle soavi mucche olandesi che danno un ottimo latte e buoni formaggi. Sono screanzate e bisogna decimarle alla svelta. Ruttano mentre ruminano e con il “cul” fanno trombetta. Gli allevatori olandesi sono infuriati. I miasmi bovini salgono nel cielo plumbeo del nord vincendo il profumo dei tulipani, spinti dai venti arrivano a squagliare la banchisa polare, sconvolgendo l’ambiente. Tutti abbiamo notato che gli orsi bianchi fanno continuamente di no con la testa e le renne hanno colpi di sole alla periferia di Rovaniemi, capitale della Lapponia. I tromboni di Bruxelles ne hanno combinate di tutti i colori nei decenni di esistenza della UE. Hanno imposto la moneta unica con cambi disastrosi per i paesi più fragili, fra i quali l’Italia, a tutto vantaggio dei tedeschi, che ora si stanno accorgendo che anche da loro le cose vanno maluccio. Hanno distribuito bonus demenziali agli agricoltori obbligandoli a tenere incolti i nostri fertili campi di grano, mais, riso e girasole. Così ora stendiamo la mano per la rosetta e l’olio di semi al cattivaccio di Mosca e al giullare di Kiev. Hanno fatto fuggire a gambe levate il Regno Unito, che ha i suoi difetti, ma è un paese serio. Persino guidare con le luci accese sotto il sole di luglio a Siracusa fa parte delle direttive comunitarie. Forse, un po’ di ragione l’hanno quando parlano di automobili inquinanti. Basta fare l’esperienza di guidare nel traffico di Pechino, Bombay, Bangkok o Città del Messico, per vedere e capire quanto i motori a scoppio contribuiscano alla “polluzione”. Roma à fortunata. Fra poco il Grande Raccordo Anulare si bloccherà definitivamente. Dopo giorni e notti di attesa a motori spenti gli automobilisti decideranno di rincasare a piedi. Sull’Urbe aliterà un ponentino più ossigenato delle chiome di certe tardone che giocano ancora a fare la parte delle seducenti quindicenni. Bruxelles ha comunque deciso: tutti i motori a scoppio saranno banditi e i cittadini elettrizzati. I nostri rappresentanti nelle sedi comunitarie, che tutto hanno sempre fatto meno che gli interessi dell’Italia, accetteranno che si decida che la Pianura Padana piatta e arida sia destinata come gigantesco cimitero europeo per i veicoli attuali da rottamare, praticamente tutti. Non è chiaro solo che fine faranno gli autotreni indispensabili per assicurare produzioni e consumi, i bus di linea, le motociclette e le puzzolenti e rumorose motorette. Intanto, dobbiamo meditare sui vantaggi della elettrificazione e fare “elettrizzanti” previsioni su ciò che ci attende a breve. Le auto elettriche, intanto, sono più costose all’acquisto. Sono tecnologicamente avanzate e richiedono batterie e manutenzioni care. Non si è ancora capito quanto costerà fare il pieno con relative accise statali. Hanno un’autonomia fra i 200 e i 300 km, dunque per andare da Roma a Torino bisognerà prevedere almeno un paio di lunghe tappe. Le stazioni di servizio, liberate dalle orrende pompe, avranno solo colonnine per le ricariche elettriche, tempo per una ricarica almeno 20 minuti, auto in ordinata fila in attesa una dozzina per punto ricarica, in orari e giorni di traffico normale. Venti per dodici fa 240, ossia quattro ore. Gli autogrill oltre ai pasti forniranno camerette per la pennichella. Qualcuno, destandosi dagli incubi elettrici, penserà che è meglio andare a Torino in 50 minuti in aereo o in meno di quattro ore con i treni ad alta velocità. Pare che un grande jet di linea, nei primi minuti di volo, fra decollo e raggiungimento della quota di crociera, bruci carburante e produca fumi come una 500 in tutta la sua lunga vita di motore a scoppio, anzi scoppiettante. Le frecce rosse non sono lanciate a mano o ad aria compressa, richiedono corrente elettrica. Occorreranno gigantesche centrali per alimentare il nuovo parco automobilistico eletrizzato e le nuove linee ferroviarie superveloci. Senza nucleare vietato in Italia e insufficiente altrove, la nube tossica asiatica si unirà a quella europea, senza contare gli altri continenti già assai fumosi. Morte ammazzate le mucche olandesi e rottamate le auto, dall’utilitaria alla gloriosa Ferrari testa rossa, le belle teste di Commissione europea davvero piangeranno sul latte versato. Circa il fulgido futuro lasciamo ai posteri la sentenza, davvero ardua ed eletrizzante.
Umberto Mantaut