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Dimenticato il genitore tre

Avevo un caro amico e collega, purtroppo deceduto. Sosteneva di essere assolutamente  ateo. Facevamo viaggi importanti insieme. In certi paesi poveri, a bordo di vecchi turboelica tenuti insieme col filo di ferro, lui, allacciandosi le cinture, mormorava: “che Dio ce la mandi buona”. Ci seguiva sua sorella Elvira, simpatica, ma simile a una radio accesa a tutto volume giorno e notte. Lui  la chiamava affettuosamente Ira, ma precisava: “fin da piccola è stata un’ira di Dio”. Adorava la moglie, dolce e giovanile. Diceva: “grazie a Dio non mi è toccata una rompiballe”. Perdeva sempre gli occhiali e li cercava disperato: “ oh Dio dove li avrò messi”. Tutto questo per capire che anche gli atei forse hanno una vaga idea che esista un Padre Eterno, specie dopo gli ottanta, quando la paura di morire fa novanta. Ora, sul liquame della cloaca chiamata “politically correct” sono venuti a galla elementi solidi a sostenere la stronzata del genitore uno e del genitore due. Nulla di più maschilista e discriminatorio. Le femministe abituate a metter lingua in tutto pare se la siano morsicata o siano fuggite con quella fra le gambe come si diceva un tempo della coda. Il volgo ignorante ha capito che genitore uno è quello da sempre chiamato padre e il numero due è la madre. Dunque, ancora una volta la donna è considerata secondaria, mentre il macho merita lo scudetto. Eppure “lui” nel “generare” ha fatto assai poco. Al limite uno sforzo di qualche minuto persino piacevole, almeno in quel periodo dolciastro e appiccicoso della vita di coppia detto luna di miele. Poi il genitore due sopporta tutto il peso della faccenda. Se lo tiene sullo stomaco, anzi appena sotto, per ben nove mesi. Quando la creatura ha raggiunto la biomassa di quasi quattro chili, se non si tuffa di testa e non si sbriga a venir fuori son dolori davvero. Un tempo molti genitori numero due morivano di parto. Ora, dopo il fruscio del bisturi in anestesia epidurale inizia il vero travaglio, nel senso di faticaccia a badare alla prole fino alla trentacinquesima candelina di compleanno. Accade che in Italia ci sia la percentuale più alta di disoccupazione giovanile, detta anche “non occupazione”. Infatti, gli imprenditori non trovano personale capace e gli agricoltori chiamerebbero ai cellulari gli scafisti che trafficano in schiavi africani, detti anche risorse nel “politically correct”. Unica cosa giusta in fondo. I poveracci sgobbano senza fiatare e iscriversi ai sindacati, sono pagati pochissimo, mangiano da cani e dormono nei canili, i più fortunati sotto i colonnati di Piazza San Pietro. Eccoci al Padre Eterno! Se non fosse un vero Signore sarebbe già in Tv a denunciare la ingiustizia per essere al limite considerato solo il “genitore tre”. Lui, dopo quel “fiat lux” è stato il “genitore” dei cieli dove è ancora Re e della terra, creando tutto, perfino le automobili, con una sola svista facendo imperfetto il bipede chiamato uomo, il quale ora si crede “correct”, specie se politico, e inventa la boiata del genitore uno e del genitore due al posto di Adamo ed Eva, sia pure riveduti e corretti dopo tanti secoli. Per i fedeli Dio è misericordioso, ma ricordiamoci che poi mandò sulla terra suo Figlio che seppe cacciare i mercanti dal tempio e potrebbe magari tornare per prendere a pedate i politicamente corretti e per giunta corrotti. Le donne, che avrebbero tutte le ragioni per ribellarsi, se hanno accettato di essere definite “genitore due”, vuol dire che soffrono ancora del complesso di castrazione. Allora, care, lottate pure per l’altra fesseria delle quote rosa, ma senza il “nerbo” sarete sempre prese in giro dai politicamente corretti. Dopo l’angheria del “genitore due” vi offriranno sempre posti di viceministri o sottosegretari. Se volete potete volgere al femminile titoli e mansioni, per sentirvi politically corrette. Che il “Genitore tre” vi assista!.

                                                              Umberto Mantaut

 

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