Il buon senso che scarseggia e la razionalità che manca ormai del tutto dovrebbero indurre una persona che avverte strani sintomi a recarsi dal medico per avere da lui una corretta diagnosi e una cura appropriata. Altrimenti a che servirebbero anni di studio e pratica, uniti a non pochi sacrifici da parte di giovani volenterosi e altruisti che scelgono di dedicarsi agli infermi? Molto intelligentemente le nostre prestigiose facoltà di medicina sono state condannate al numero chiuso per troppi anni, sicché ora ci accorgiamo che mancano i medici e quelli che eroicamente esercitano sono al limite delle loro forze, per non parlare anche degli infermieri. Paghiamo i dottori come i portantini, questi ultimi restano e i dottori vanno all’estero. Molta gente ha preso l’abitudine esecrabile di seguire la moda assurda del “fai da te”. Le cure corrono di bocca in bocca, specie fra le massaie, come fossero ricette di cucina. Basta lamentarsi per qualche malessere che subito arrivano i consigli degli amici, tutti autopromossi al livello di specialisti, senza master, poiché ormai impera l’analfabetismo di ritorno. Per quanto riguarda l’argomento dominante di questi tempi bisogna riconoscere che la propaganda a favore delle vaccinazioni di massa contro il temibile virus asiatico è stata affidata a persone assolutamente inadatte. La gente non si fida più dei politici. Ha capito che in fondo tifano per la epidemia, mentre fingono di volerla combattere. Mai nella storia hanno avuto la possibilità di ficcare il naso nelle abitudini esecrabili dei cittadini che hanno i viziacci di uscire di casa, andare a nuoto in piscina, cenare al ristorante in tavolate di amici, prendere un treno senza esibire strani codici a barre sui cellulari e via discorrendo di divieto in divieto, pure a colori, regione per regione. Peggio ancora è sconcertante ascoltare i pareri dei virologi autentici e sedicenti. Lo spettacolo delle loro contraddizioni che all’inizio era divertente è diventato nauseante. Poi ci sono i conduttori e le conduttrici dei programmi in prima serata. Senza più freni e soprattutto educazione dopo aver regolarmente troncato a metà qualsiasi ragionamento degli illustri ospiti, con una petulanza insopportabile dicono la loro sul virus, senza mostrare lauree honoris causa in microbiologia e virologia comparate. Le vaccinazioni andrebbero a gonfie vele, senza novax e no greenpass, se affidassimo i consigli in materia a portieri, uscieri e bidelli. Si vaccinerebbero di corsa interi complessi condominiali, tutti i pubblici dipendenti, svogliati in tutto, ma non nel fare pettegolezzi con gli uscieri, tutti i signori insegnanti, i quali ascolterebbero, come al solito, più i consigli dei bidelli che gli ordini dei presidi e le assurde pretese dei genitori di affidare i figli a gente non infetta. Il “fai da te” diagnostico e farmaceutico, forse, trova una blanda giustificazione in quella amenità che si chiama “bugiardino”. Nelle confezioni occupa più posto dei farmaci. Infatti, sembra un foglietto ben piegato, ma si rivela ampio come un lenzuolo matrimoniale. Dal suo nome tutti pensano che si tratti di una massa di bugie, anche perché lo scritto prolisso ha sospetti caratteri così piccoli che anche un’aquila è costretta a ricorrere al microscopio elettronico per leggerci qualcosa. Intanto, un sacco di rimedi non sono compatibili con altri. Tutti noi mandiamo giù giornalmente varie pillole, oltre a quella amare di tipo figurato nel duro ping.pong casa-lavoro. Purtroppo, nel bugiardino i farmaci da non abbinare sono citati in base al principio attivo con relativa formula dura da decifrare pure da chi è ferratissimo in chimica organica. Poi si arriva all’elenco degli effetti indesiderati. Si va da quelli lievi, che arrivano quasi sempre, a quelli gravi per i quali c’è da tremare. Le case farmaceutiche pare facciano affari d’oro, ma ne farebbero di più se vendessero meno prodotti seri e più placebi con nomi facili facili. Qualche consiglio? Ecco un bel “Rospil verde” per chi deve mandar giù le osservazioni stupide di un capufficio incapace. Due formati: colluttorio per gargarismi al mattino prima di andare in ufficio, suppostina serale se si ha l’impressione continua di essere stato preso per il sedere. Se la moglie si chiama Giuseppina, specie se accorciato in Pina, memori della Beauharnais, che tiranneggiò persino Napoleone, si ricorra alla “Antipina compresse”, una al risveglio per sopportarla in giro con i bigodini, l’altra alla sera, quando “lei” dice di aver mal di testa per evitare il poco piacevole dovere coniugale. Si decidano anche a cambiare nome al viagra, meglio “Tiramisù” che ricorda un dolce fine pasto prima dell’ammazzacaffé, facendo le corna che non induca un infarto. “Da una parte mi fai ridere” mi disse un giorno un collega con la bocca storta a causa di una improvvisa paresi facciale. Il poveretto, iperteso e sotto cura con opportuni rimedi, aveva ingollato un farmaco per un altro problema, sotto consiglio di un cognato di una lontana cugina astrologa. Non aveva letto il bugiardino che vietava l’uso di quel principio attivo per chi prende rimedi contro la ipertensione. Insomma, prima di decidere di curarsi da soli, si tenga presente cosa succede quando durante i temporali, per gli sbalzi di corrente, vanno in tilt tutti gli elettrodomestici.
Umberto Mantaut