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Consumatore svegliati!

L’economia è una materia difficile ed anche poco studiata. Di sicuro la ignorano completamente quasi tutti i nostri ineffabili politici che in questi ultimi decenni hanno fatto di tutto per rovinarci. L’ignoranza è più nociva della cattiveria e, purtroppo, molti nostri dirigenti balbettanti e analfabeti conoscono dell’italiano soltanto la paroletta negativa “no”, unico suono comprensibile nel loro eterno ragliare. Con i troppi “no” ci hanno consegnati con mani e piedi legati ai nostri esosi fornitori di carburanti, materie prime e cibo. L’economico gas italiano giace inestratto nei nostri fondi marini, le nostre terre fertili un tempo destinate a produrre cereali, girasoli ed altre essenziali fonti alimentari, sono state lasciate incolte alle scorribande dei cinghiali, fra i sorrisi compiaciuti degli animalisti e in ossequio alle regole folli inventate a Bruxelles. Importiamo tutto, pare persino il rosmarino dal Marocco. Ora le sveglie suonano a morto, ma sembra che certi irresponsabili che ci hanno svenati abbiano il sonno duro. Tutti sanno che quando la merce scarseggia il prezzo sale, pochi, invece, capiscono che l’altro potente fattore che influenza l’andamento dei prezzi è la “domanda”, ovvero il consumatore. E’ facile additare i commercianti come biechi speculatori. E’ ovvio che molti che hanno riempito tempo fa magazzini e serbatoi con riserve al costo vecchio siamo ben felici di rivendere approfittando dei prezzi maggiorati sull’onda di un panico sapientemente orchestrato. Il vizio è umano e vecchio quanto il mondo. La controparte, ossia l’acquirente, di solito ci casca senza batter ciglio. Ci hanno spinti e abituati al consumismo più sfrenato e non sappiamo reagire, pur avendone i mezzi convincenti. Chi è senza peccato scagli la prima ricevuta di pagamento, gravata dall’IVA. Il primo strozzino è infatti lo Stato. Sull’ammontare di ogni nostro acquisto ci estorce quasi un quarto del valore, chiamandolo pure “valore aggiunto”, mentre si tratta di un “rincaro” oppure tassa, così tutti capirebbero meglio. Se con questa imposta lo Stato finanziasse buoni servizi saremmo tutti grati e contenti del sacrificio, ma sappiamo bene come e dove tutti quei soldi finiscano. Su un litro di benzina le “accise” sono mostruose e nelle bollette di luce e gas tutti possono notare le esose addizionali in gran parte poco comprensibili. Ci estorcono anche il canone della televisione che, dati i livelli sconci dei palinsesti dovremmo tutti mandare in discarica fra i materiali non riciclabili. Ora è tempo che il consumatore apra gli occhi e si tappi le orecchie di fronte alle bugie che ci propinano. Deve funzionare il passaparola. Disponiamo di una formidabile leva di comando sui prezzi e, se non abbiamo l’artrite nelle mani, dobbiamo azionarla e subito. Se il barista ci aumenta la tazzina di caffè dal già esoso euro (quasi duemila vecchie lire per quattro gocce nere, e se chiedi il caffè lungo ti guardano di brutto) e “rimodula” il prezzo a € 1,10, con la scusa che tutto aumenta, possiamo ridurgli gli introiti del 50% andando al bar solo un giorno sì e uno no. La benzina supera euro 2 al litro? Proviamo ad andare a piedi, a prendere i mezzi pubblici per un mese, a starcene quattro domeniche a leggere a casa invece di passarle in coda in autostrada con moglie esaurita e pargoli famelici di merendine. Forse lo strozzino si deciderebbe a ridurre le accise, almeno per le voci più assurde e preistoriche. Si avvicina lo spettro dell’oscuramento per razionamento della corrente elettrica o per ragioni belliche (Dio non voglia). Proviamo tutti a cenare a lume di candela per un mese, oltre tutto è pure più romantico. I piatti si possono lavare a mano con un minimo di acqua calda e risciacqui a freddo, le unghiette laccate non si screpolano, basta usare i guanti. Se invece di girare in casa a 21 gradi con una maglietta ci mettessimo un golfino e stessimo a 18 saremmo ridicoli a dire che moriamo assiderati. Si narra che nei rifiuti umidi si trovino tonnellate di cibi ancora mangiabili, perché il giorno dopo un pane raffermo a noi evoluti fa schifo. Ebbene, oltre a vergognarci potremmo anche ricordarci che le nonne ci facevano la panzanella. Per vivere bene è giusto consumare, ma il consumismo è una orrenda degenerazione favorita da una pubblicità martellante e sempre più invadente. I prezzi dell’energia, delle materie prime e persino quelli dei prodotti alimentari di base stanno andando alle stelle non tanto per scarsità di beni disponibili quanto perché la domanda globale continua ad essere elevata. I paesi ricchi non intendono ridimensionare i loro sprechi e i paesi poveri, senza dubbio giustamente, ma riproducendosi da incoscienti come conigli, anelano ad innalzare il loro tenore di vita. Speriamo soltanto che un nuovo equilibrio si raggiunga con politiche sagge e coordinate e non si addenti la mela avvelenata di epidemie, carestie e guerre di sterminio di massa, che sembrano gonfiare il petto di ministri della salute, dell’agricoltura e della difesa, senza contare la libido dei cronisti che godono come pazzi a terrorizzarci. Osservando come si stanno muovendo i governi dei paesi più influenti del mondo, mettiamoci pure il nostro stivaletto che per noi è importante, ma per gli altri appare come un’operetta buffa,  c’è da tremare davvero.

                                                                                              Umberto Mantaut

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