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elezioni

Che brutta campagna elettorale. Urge prepararsi meglio

Che brutta campagna elettorale quella a cui abbiamo assistito a Cerveteri negli scorsi giorni. Sì è arrivati persino alle mani e sono dovute intervenire le Forze dell’Ordine per sedare la rissa. Verrebbe da dire: “che non si fa per il bene del popolo“, ma poi c’è subito la realtà, ossia che alla maggior parte di questi tizi del popolo non gliene può interessare di meno. A contare oggi sono altre cose, ad esempio la poltrona, l’edonismo e gli interessi. Vediamo bene che appena si acquisisce un po’ di popolarità in più si abbandona la coalizione che ti ha cresciuto per fondare un proprio gruppo. Il partito è diventata un’istituzione generica, vaga, un punto di riferimento troppo spesso e volentieri per gli affari, dei soliti ovviamente. La gente questo lo ha capito, peccato però che reagisca nel modo meno consono, astenendosi, non andando più alle urne. Proprio a Cerveteri alla prima tornata elettorale hanno votato il 51,09% degli aventi diritto, mentre al ballottaggio la percentuale è scesa al 41,42%, il che significa che un Sindaco è stato scelto da meno di un quarto della popolazione, tra i quali parenti, amici e cointeressati. Mancavano proprio coloro i quali sono più giustamente critici. Senza parlare dei circa 400 candidati a Consigliere Comunale. Cosa dovremmo fare noi? Intanto tornare a votare per scegliere chi ci convince di più, invece di scegliere, purtroppo, sempre chi riteniamo il meno peggio. E’ impegnativo tutto questo, ma diversamente non abbiamo nemmeno il diritto e la dignità di lamentarci poi di ciò che ci viene propinato. Partiamo proprio dai circa 400 candidati a Consigliere Comunale, che sono poi coloro i quali decidono delle nostre sorti. Li abbiamo votati senza sapere quali fossero le loro intenzioni una volta eletti, ci siamo preoccupati solo di soddisfare il parente o le richieste del vicino, peggio ancora ha fatto chi ha votato in cambio di una promessa. Le liste, se ben guardate gli esiti elettorali, sono composte dai soliti noti, quelli che stanno a palazzetto da decenni, e poi una sequela di emeriti sconosciuti che si prestano per portare una manciata di voti proprio ai soliti primi in graduatoria. Ed in meno andiamo a votare e più sono amici, parenti e cointeressati che scelgono il solito. Dovremmo averlo capito questo, dal momento in cui è così da quando abbiamo diritto al voto. Allora prepariamoci, ed alle prossime occasioni scegliamo chi ha un programma e delle intenzioni precise, tenendo in buon conto che il programma della coalizione altro non è se non la lista dei desideri, diversamente è il singolo che ci deve mettere la faccia e dichiarare le sue intenzioni in merito ad un argomento preciso, convincendoci che sono cose serie e fattibili. Insomma, votiamo chi si propone per lavorare, non che è parente o amico e sta lì sempre e solo per portare al governo della città i soliti noti. Tutto questo è difficile ed impegnativo, ma altre strade per un cambiamento non se ne vedono all’orizzonte, o forse si: accettare supinamente ciò che altri decidono.

Giorgio Raviola

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