Il doveroso tabellone che illustra tutti i particolari dell’appalto dei lavori di riqualificazione del lungomare di Marina di Cerveteri indica come data di fine lavori il 3 di maggio del 2021. Ovvio che il covid che ha devastato l’intera Italia con la sua virulenza e le incongruenze di molti divieti, tra i quali il blocco dei cantieri all’aria aperta, è stato il primo responsabile del prolungamento delle attività e del mancato rispetto degli impegni. Tutti possono vedere e capire che ormai prima di settembre non verrà posta la parola fine al cantiere sulla nostra costa, purtroppo limitando i già scarsi benefici del’alta stagione balneare 2021. Sembra, comunque, vero il fatto che a cose finite il lungomare avrà un nuovo assetto e un migliore aspetto. Sorgono spontanee alcune osservazioni. E’ stato deciso di limitare il traffico veicolare sulla sola carreggiata interna a due corsie. Da una parte si elimina il fenomeno delle gare di corsa dei soliti incoscienti, ma in giorni e orari di punta sono prevedibili code e ingorghi. I parcheggi sembrano alquanto improvvisati su aree erbose destinate a diventare fonte di polveroni col caldo e il vento e pantani in caso di piogge. La ciclopista è benvenuta, sebbene questa non sia una regione dove la bicicletta è considerata non solo un mezzo di svago ma anche di trasporto e spostamento, come nelle pianure padane. La “passeggiata” con palme troppo distanziate, sembra un po’ sovradimensionata rispetto alle “abituali” folle di bagnanti e turisti, ma offre un panorama di ampio respiro. E’ un segno di speranza. Il mare di Cerveteri, città protetta dall’UNESCO per i suoi tesori etruschi, è ancora un lembo di costa incontaminato, una rara risorsa nel Lazio cementificato. Le palme, di natura tropicale, sono razionalmente messe a dimora in estate, ma sorge il dubbio che non si sia previsto un regolare impianto di irrigazione, particolarmente necessario sulla costa, con sottosuolo sabbioso e presenza di salsedine. Bisogna ricordare che nelle oasi desertiche, dove le palme sono vitali per le produzioni di frutti, mentre da noi hanno solo funzioni estetiche, i palmeti sono dotati di antichissimi e saggi sistemi di regolare irrigazione. Del resto “oasi” significa soprattutto acqua. Lasciate con le radici a secco e le chiome al vento c’è da temere che durino poco, mentre non poco costa procurarsele già adulte e piantarle a dovere. Infine, una vecchia nota dolente. Il lungomare aveva nella aiuola spartitraffico una siepe di oleandri, il cui scopo principale è quello di essere un elemento decorativo per la generosa fioritura e la resistenza a siccità e salsedine. Poteva col tempo tramutarsi in un viale di arbusti di medio o alto fusto, ombrosi, decorativi e anche come barriere frangivento. Ogni anno, da sempre e purtroppo in stagione non propizia, arrivano i potatori “guastatori” a radere al suolo i cespugli, i quali, pur avendo una incredibile capacità di ricacciare arrivano all’autunno con una produzione di sole inutili foglie, rimanendo di statura bassa e già destinati alla successiva tosatura irrazionale. Nelle foto si possono notare appunto le cose criticabili: le palme troppo distanziate su una infuocata pista di cemento, gli oleandri distrutti sul lungomare, mentre stessi sono lasciati a svolgere le loro funzioni nella Via Oriolo nel comprensorio interno di Cerenova, dimenticato dai “potatori”, per fortuna.
Umberto Mantaut