A nemico che va ponti d’oro, ma nel nostro caso non si tratta di ponti ma delle rettilinee autostrade senza frontiere che corrono fra il Belgio di lingua fiamminga e il piatto sud dell’Olanda. Il nemico, anzi il peggior nemico scatenato contro l’Italia in questi ultimi tempi ha un nome e un cognome: Frans Timmermans. Possiamo tranquillamente scommettere che la stragrande maggioranza degli italiani non abbia la minima idea di chi sia costui e di cosa lo si possa accusare. Tutto normale! Noi in massa siamo poco e male informati in politica interna, che oltre tutto ci ha ampiamente disgustati per troppo tempo, mentre ben poco afferriamo circa ciò che avviene nelle sedi europee che purtroppo contano ed hanno riflessi importanti sulla nostra vita quotidiana, poiché facciamo parte della U.E. e dobbiamo attenerci alle sue direttive. Non parliamo di geopolitica. Il mondo vive momenti sconvolgenti e noi ci preoccupiamo del costo delle pizze a Torvaianica. Dunque Timmermans, vicepresidente del governo europeo, si è dimesso e, armi e bagagli, ha varcato, in uscita, per l’ultima volta il portone al numero 200 della rue de la Loi a Bruxelles, dove ha sede la Commissione Europea presieduta dalla Frau Ursula von der Layen, gelida comare dell’altra Frau tedesca Angela Merkel. Nessuno ha notato lacrimucce di dispiacere negli occhi di ghiaccio della Ursula. Chissà, forse lo sopportava o aveva capito trattarsi di un personaggio più nocivo che utile alla sua causa di mantenere il potere dopo le elezioni europee del prossimo anno. Ma, per non andare troppo per le lunghe, diciamo quali danni ha fatto e quali altri avrebbe voluto fare all’Italia se a Bruxelles avessero fatto passare a pieni voti tutte le sue folli proposte. Ora, povera Olanda, “den weledelen geboren heer”, il nato nobile signore, chiamandolo nella sua lingua, andrà nel paese dei tulipani e delle mucche pezzate nere a tentare di realizzare la sua politica “green”, anzi rossoverde, con la chiusura degli allevamenti e la restituzione delle terre alla “natura”, che nei Paesi Bassi significa alte maree e inondazioni. Il Frans sembra che si sia dimesso dopo che la parte ancora raziocinante dei burocrati di Bruxelles gli ha bocciato la proposta di includere gli allevamenti, specie di bovini, nell’elenco delle attività colpevoli dell’inquinamento atmosferico, poiché i ruminanti producono gas intestinali che non sanno trattenere, come un certo Biden in presenza di signore. Inoltre lui voleva una legge sul “Ripristino della Natura”, in parole povere lo stop alle coltivazioni su enormi aree europee di terre fertili, cominciando dalle nostre. Bocciato anche su questo gli rimanevano le soddisfazioni relative alle auto e agli immobili. Per le prime dovremmo entro il 2035 prevedere la totale rottamazione dei veicoli alimentati a benzina e gasolio, dotarci tutti di auto elettriche costose e con problemi di ricariche e smaltimento delle batterie inquinanti. Le nostre case, le splendide case dei nostri centri storici, i condomini popolari, le villette a schiera, le due camere con cucina e bagno pagati con mutui e sacrifici incredibili, per Frans sono tutti edifici fuorilegge non ecocompatibili. Dobbiamo dotarli di cappotto termico tecnologicamente adeguato, anche a costo di deturparli o doverli in sostanza ricostruire da capo, ovviamente a carico nostro. Tutto ciò per salvare il pianeta, lasciando il compito di trasformarlo in una camera a gas ai giganti asiatici come Cina e India che sono un’unica grande fucina e ai paesi emergenti che in mezzo mondo abbattono foreste e non sanno cosa sia la politica “green”. Al posto del terribile Frans ora la politica “verde” dell’Europa passa nelle mani del rosso Sefcovic, uno slovacco alquanto sbadato sapendo che nella Cecoslovacchia del 1989 s’iscrisse al partito comunista pochi mesi prima del crollo del muro di Berlino. Forse è ancora rosso, ma probabilmente sbiadito e non in grado di far ombra alla rigida Ursula. A noi non resta che sperare nel dopo 2024 nella ipotesi che a Bruxelles si riveda tutta la tematica ambientalista senza farci tornare a dorso di mulo per i viaggi e alle caverne per i pernottamenti. Da Bruxelles, dove il sabato sera le strade sono piene di ubriachi di birra, non ci verranno più a dire che il buon vino uccide come le sigarette, al posto degli spaghetti dovremmo ingurgitare cavallette, nella alimentazione delle mucche dovremmo introdurre il carbone vegetale contro le flatulenze e via folleggiando alla Timmermans. Se un nemico se ne va altri ne rimangono, ma almeno un paio, assai temibili, si sono autodistrutti. Parliamo della coppia dal sorrisetto facile: Sarkozy-Merkel. Lui è passato dai fasti dell’Eliseo alla umiliazione di una condanna da parte di un tribunale della sua grande Francia per reati finanziari da piccolo briccone di “balieue”. Il trauma lo deve aver sconvolto e indotto ad un’autobiografia, nero su bianco, dove ammette di aver tramato con la comare Merkel ai danni dell’Italia nel 2011. In sostanza la coppia è stata la responsabile della sospensione del nostro diritto al voto democratico per una dozzina d’anni e si stenda un velo pietoso su chi in Italia ha fatto loro da spalla. Non pare che il bellimbusto francese si dichiari pentito per aver neutralizzato il Gheddafi e destabilizzato mezza Africa del nord a nostro danno. La Merkel per anni ha fatto di tutto per far arricchire la sua Germania a scapito dei paesi affacciati sul Mediterraneo, accusati di essere poco “virtuosi”. Ora i tedeschi piangono lacrime cocenti essendo in piena crisi economica per i madornali errori fatti dalla corpulenta Frau in materia di approvvigionamenti energetici e in politica estera. Non possiamo, comunque, rilassarci. Un paio di arpie sperano di poter ancora a lungo tenerci sotto osservazione e minaccia per il nostro debito pubblico, quello sì davvero preoccupante e di nostra responsabilità se non si consolida la nostra timida ripresa. La Ursula spera tanto che torni in vigore il Patto di Stabilità per far scattare una procedura di infrazione per l’Italia che sta chiudendo l’anno in disavanzo. Sull’Eurotower di Francoforte, sede della BCE, Frau Lagarde che la presiede, attende come un avvoltoio che gli italiani pieni di mutui soccombano sotto i colpi dei sui rialzi dei tassi di interesse, che non hanno raffreddato l’inflazione che un po’, comunque, è anche colpa nostra. Se è vero che in Europa abbiamo “nemici” o, comunque, troppi elementi che non ci amano, dobbiamo aprire gli occhi sui nemici interni, intendendo gli stessi italiani che remano contro. Ne abbiamo avuti e ne abbiamo tuttora non pochi nelle sedi comunitarie, ne abbiamo in casa nostra sotto forma di disfattisti, per non parlare dei molti antidemocratici che hanno sempre avuto il terrore del voto popolare. Forse hanno qualche ragione. Siamo a dir poco spensierati, altrimenti qualcosa faremmo per evitare la perdita di valore dei nostri immobili e dei risparmi, l’aumento spesso speculativo dei prezzi, il calo del nostro potere d’acquisto con una moneta che forse dopo un ventennio non abbiamo ancora capito come si maneggia. Siamo consumatori scriteriati, convinti che se le cose costano di più siano migliori, quindi non siamo capaci di reagire agli aumenti frenando nello shopping. Dovremmo punire i mercanti che ci provano disertando i loro esercizi. Speriamo che finito agosto con le sue follie, le masse si concedano una decina di giorni di sciopero dei consumi. Un po’ di sana dieta dopo i piatti estivi, andare a piedi o usare i mezzi pubblici, riposare a casa con famiglia e amici, evitando bar, ristoranti, locali della movida. Provare per credere, avremmo vantaggi nella salute, nella psiche e nel portafoglio e i prezzi calerebbero bruscamente. Magari i nostri tiranni di Bruxelles incomincerebbero a rispettarci di più.
Umberto Mantaut