Da bambino quando con fratello e sorella più piccoli mettevamo a soqquadro la nostra stanza piombava mia madre che esclamava: “cos’è questa casamicciola, se non mettete subito ordine vi salta la merenda!”. Allora alle cinque del pomeriggio ci davano pane burro e zucchero. Io di nascosto ci mettevo di nascosto un po’ di sale, perché il nonno mi diceva: “senza sale in zucca non andrai da nessuna parte”. Poi cercai a lungo un senso per la parola “casamicciola”, concludendo che si doveva trattare di una casa messa in disordine da una nidiata di “mici” indisciplinati. Finalmente a scuola, dove ancora si insegnavano geografia, storia e tante altre belle cose, ci imposero di mandare a memoria i nomi delle isole minori italiane. Per quelle partenopee, naturalmente veniva prima Capri, poi Ischia e Procida in ordine alfabetico. Per scienze e storia ci parlarono delle attività vulcaniche, del terremoto di Pompei nel 79 dopo Cristo, di Messina nel 1908 ed anche di quello tremendo di Casamicciola nel 1883. Poi questa cittadina divenne una delle tante località termali sull’isola di Ischia. Da adulto, vennero certi dolori alle gambe e il medico prescrisse cure di fanghi consigliando quelli proverbiali di Ischia. Allora volli proprio andare alla famosa Casamicciola. Per la verità era ed è tuttora una delle belle località termali e balneari dell’incantevole isola, ma non certo la migliore, poiché offuscata da altri centri di uno splendore indescrivibile. L’albergo, come tanti ad Ischia, aveva le attrezzature per le cure dei fanghi nei locali sotterranei e già questo fatto creava una certa ansia. Infatti, dal calore di quella poltiglia nella quale bisognava immergersi sotto la cura del fanghino, si capiva che nelle viscere della bella isola qualcosa doveva ancora ribollire, come una colata lavica non spenta. Uscendo dall’albergo, precariamente arrampicato sulla pendice di un colle, come gran parte della cittadina, l’occhio, prima di spaziare sul mare bellissimo del Golfo di Napoli, si notava l’inquietante incombere dell’Epomeo, un monte boscoso che non riesce a nascondere la sua forma di vulcano, spento sì, ma non si sa mai bene da quando e di quanto. Tace, ma non tanto, perché, preceduti da boati, i terremoti sull’isola non sono considerati una stranezza. Quando piove, di rado ma con scrosci violenti, lungo le pendici disboscate insensatamente scorrono rivoli di acqua e fango che poi negli avvallamenti diventano torrenti incontrollabili. Spesso nella storia di Casamicciola, oltre ai terremoti si annoverano le alluvioni. Ecco perché la parola “casamicciola” non riesce a perdere la sua valenza di disordine disastroso. La cittadina appare bella sul lungomare e nella zona del porto, ma se si alzano gli occhi verso le alture e la si pianta di considerare pittoresche le catapecchie colorate delle “favelas”, si rimane perplessi e ci si domanda come si possa costruire e vivere in condizioni tanto precarie. Qui poi la miseria dovrebbe essere un’eccezione, perché Ischia vive di turismo di massa, ma soprattutto con ospiti ricchi. Per chi ha voglia di lavorare e uscire dalle ristrettezze le possibilità non mancano. Pare comunque che, seguendo le abitudini di tutto il nostro bellissimo sud, la metà degli edifici siano abusivi. Non si salvano da critiche le ville sontuose, anzi quelle sono forse le prime a sorgere senza permessi per i ricchi, ma le altre costruzioni, oltre al essere tirate su senza criteri antisismici e con materiali scadenti, hanno spesso curiosi ferri ad uncino che sporgono arrugginiti dalle coperture piane. Sono in attesa di possibili sopraelevazioni sempre senza permessi e controlli, come se lo scempio non bastasse. San Gennaro qui sembra proteggere poco, ha tanto da fare nella sua bella Napoli. Sebbene Casamicciola sia stata inglobata nella pretenziosa città metropolitana, con tutta l’Isola d’Ischia, non sembra ne abbia tratto vantaggi. L’ultima catastrofe lascia sgomenti per le vittime, alcune in tenera età, allibiti per l’entità della distruzione e inorriditi di fronte al risultato di tante malefatte amministrative, poiché tollerare abusi e danni all’ambiente, legati anche ad una mentalità poco rispettosa delle regole, implica losche complicità mai punite. Possiamo aiutare Ischia e in particolare Casamicciola ricordandoci che si tratta di luoghi paradisiaci che gli stranieri ci invidiano. La prossima vacanza potremmo programmarla in queste località in segno concreto di solidarietà, poiché il turismo porta ricchezza e stimola la gente ad avere cura di questa gallina dalle uova d’oro, che gli stessi padroni stanno assassinando.
Umberto Mantaut