E’ strabiliante notare come le femministe, sempre pronte a starnazzare per qualsiasi sgarbo reale o presunto a carico del gentil sesso, non alzino un ditino per condannare l’ingiustizia resa alle brutte alle quali pare sia negato persino un semplice “ciao”, che pur sempre è un saluto gentile, affettuoso e confidenziale. Le bruttine si consolino comunque. Nessun partigiano è disposto a portarle via chissà dove e se arriva l’invasore le lascerà in pace, poiché i bruti prediligono le belle. Inoltre, se ci guardiamo intorno ci rendiamo conto che il peso della gestione delle famiglie e delle società ricade tutto su donne di medio aspetto, vere eroine in questo mondo squallido. Si notano ovunque uomini prestanti in coppia con spose di aspetto insignificante, ma dispensatrici di attenzioni e premure che rendono solida e felice la famiglia. La natura è matrigna, ma alle “diversamente belle” offre spesso la compensazione di altre doti, assai meno effimere della bellezza. La magrolina, mezzo rachitica con occhialoni tipo culi di bicchiere, di fronte al verdetto impietoso dello specchio, evita di andare in giro col cartello stradale con la S che indica “serie di curve pericolose”. Poco dotata nel fisico si arricchisce di sapere studiando molto, fa carriera, sviluppa qualità morali che l’uomo apprezza assai quando decide di metter su famiglia. Le belle non sono tutte oche, con rispetto parlando dei palmipedi famosi per avere un tempo salvato il Campidoglio, salvo poi lasciarlo per sempre in mano a giunte di incapaci, tanto che Roma da Caput Mundi si è ridotta ad essere kaput. Dietro ogni bella c’è una mamma manutengola che la istruisce su come incastrare il babbeo. Le belle ammorbano i rotocalchi con le foto dei loro principeschi matrimoni col vecchio ricco. Mai una che sposi un bel ragazzo povero e nemmeno scelga il bruttino giovane e danaroso. La bella bada molto alla data di scadenza del prodotto. Se il senior tarda ad ascendere al regno dei cieli, si cerca un buon avvocato per un divorzio con ricco vitalizio, poi si ritira nel villone panoramico con un autista tipo Ambrogio, quello che offre sempre qualcosa di buono alla signora, mentre il giardiniere giamaicano palestrato sa come di curano le rose anche quando sono avvizzite. Le diversamente belle vivono serene, fanno le brave mamme e poi le nonne premurose, non sono sempre sotto i feri per i ritocchi e le punture di silicone, non vanno in depressione quando per strada nessuno più le apostrofa con volgari profferte. Insomma, tra le tante canzoncine stupide che ormai hanno soppiantato il bel canto italico, speriamo che qualche cantautore ne componga una riparatrice dal titolo “Brutta ciao”.
Umberto Mantaut