Quanto clamore si è fatto e quanto ancora se ne fa perché in Italia il Presidente del Consiglio è una figura di destra, mentre si dovrebbe parlare di più sulla vera novità, vale a dire che per la prima volta a condurre un Governo italiano c’è una donna. Preciso subito che questa mia vuole essere una semplice analisi, e non certo una presa di posizione a difesa, perché la mia cultura è addirittura di origine opposta. Bisogna però ammettere che la voglia di destra, per chi vota ancora, l’hanno alimentata quelli della cosiddetta sinistra, che nel periodo in cui sono stati al Governo hanno favorito l’insorgere di insicurezza e precarietà determinando scontenti e disorientati. C’è in giro tanta voglia di ordine e del rispetto di poche ma chiare regole, e ben venga se chicchessia si dichiara pronto a cambiare un sistema ingessato, che non funziona più. Nella recente e brutta campagna elettorale gli sconfitti invece di proporre programmi convincenti, probabilmente non essendo nemmeno in grado di sostenerli, hanno riesumato lo spettro del sinistro fascismo, con l’intento di seminare paura, cosa che non è avvenuta, anzi.
All’indomani del discorso di presentazione alle Camere da parte di Giorgia Meloni tanta parte dell’opposizione, oltre al prevedibile diniego della fiducia, urla che il programma di questa compagine non si discosta poi dalla fantomatica agenda Draghi.
Se così sarà sorgono due considerazioni:
la prima è che sostenendo Draghi ed il suo operato c’è continuità nel programma che vedeva tutti i partiti, tranne Fratelli d’Italia, schierati a favore, ed allora perché indignarsi.
Se invece cambia qualche cosa è ciò che vorrebbero la maggioranza dei votanti che hanno sostenuto fortemente l’unico partito in opposizione proprio a Draghi e che magari vorrebbero riappropriarsi della perduta sovranità.
Immancabile il consueto paradosso che vede i perdenti, vale a dire quelli bocciati per il loro modo di governare, dare consigli su come bisognerebbe fare.
Oltre al fatto che fare opposizione come avviene in Italia è persino semplice, mentre totalmente diverso e più impegnativo è governare. Se poi si volesse anche cambiare il sistema paese è molto più complicato, se non impossibile, dal momento in cui i contendenti si dichiarano a priori facenti parte dell’Europa unita, della Nato e del Patto Atlantico. Già, questo significa solo demandare ad altri la nostra sovranità nazionale e di conseguenza accettare regole calate dall’alto e di sicuro non emanate a favore del popolo. Ed è così che tutti i partiti, per reazionari che possano apparire quando stanno all’opposizione, una volta entrati in maggioranza abbassano le penne e, pur di governare, dimenticano principi e passato, ricevono la velina su cosa e come fare e disinvoltamente procedono. Non servono nemmeno statisti o perspicaci menti per fare questo, ne abbiamo illustri esempi. Allora fatela finita con i teatrini a cui sottoponete chi ancora vota o ha la capacità di assistere agli stucchevoli quanto inutili litigi, che servono solo malamente a mascherare la propensione all’ubbidienza dei desiderata dei noti poteri.
Giorgio Raviola