Nel 1980 l’intero centro storico della città, Capitale della Polonia, è stato dichiarato patrimonio dell’umanità. Si tratta del cuore della metropoli chiamato Stare Miasto, la città vecchia, ricostruita con amore dai polacchi con aiuti europei ed americani. Città nella città, museo all’aperto, testimonianza di tutte le vicissitudini tragiche della storia polacca, Stare Miasto, cinta da mura e barbacani, con le sue vie pittoresche, le stupende piazzette, le belle facciate intorno al Rynek Starego Miasta, antica sede del mercato, la grande piazza triangolare del Castello, le carrozze, le botteghe artigiane, i musicisti di strada, conserva un’antica atmosfera e concede al visitatore momenti di riposo e un romantico ritorno al passato. Ad una certa distanza, la parte ufficiale della capitale polacca che ospita ministeri, ambasciate e grandi compagnie d’affari si è appropriata dei palazzi della nobiltà che due guerre mondiali e due spaventose dittature hanno sistematicamente sterminato. Gli edifici lungo le vie Krakowskie Przedmiescie e Nowy Swiat, un tempo dimore di principi coltissimi e dotati di raffinatezze, gusto e ricchezze oggi inimmaginabili, rivelano ancora la nobile architettura, ma sembrano immagini riflesse in modo indistinto e sbiadito da una specchiera antica, ossidata dal tempo, dal fumo di troppi incendi e dall’umidità greve che sale dalla Vistola ed avvolge tutta Varsavia. Alcuni monumenti magniloquenti dominano interi quartieri della città creando squilibri volumetrici e stilistici, anche perché le altre costruzioni risentono di un processo di ricostruzione frettoloso e con mezzi modesti nel periodo della dittatura comunista. E’ il caso del Teatr Wielki, grande tempio dell’opera lirica, ma soprattutto del Palac Kultury i Nauki, grattacielo della cultura e della scienza, grazioso ed ingombrante dono dell’Unione Sovietica al paese fratello. Enorme, con trenta piani su 234 metri di altezza, è un palazzone di stile moscovita anni 50, vecchio e pesante, specie se confrontato con le belle linee delle nuove torri per uffici della moderna Varsavia, che. come altre capitali europee, non ha resistito al richiamo culturale e urbanistico dell’America. Ove possibile sono sorti grattacieli, alcuni indubbiamente notevoli per le linee architettoniche e gli arditi accorgimenti. Le periferie risentono ancora solo in parte degli stili moscoviti delle arterie o prospettive con gli edifici residenziali costruiti in economia. Molte costruzioni sono state abbattute e sostituite da nuovi blocchi più moderni. Negozi e centri commerciali riproducono qui la cultura del consumismo, della ricerca del lusso e del superfluo. Chi ama la frescura all’ombra di rare essenze forestali, fra laghetti, canali, fontane, padiglioni fin de siècle e fastose residenze reali barocche deve addentrarsi nei parchi splendidi di Varsavia, il centrale Park Lakienkowski o l’ameno complesso di Wilanow d’impronta toscana. Nell’insieme la capitale polacca, meno ricca di altre metropoli europee d’opere d’arte e meno cosmopolita, offre comunque molti lati da scoprire. Purtroppo la sua posizione geografica la condanna ad un clima continentale, gelido d’inverno ed afoso in estate, con un’umidità perniciosa.
Umberto Mantaut